Demofoonte, Torino, Reale, 1757

 SCENA XI
 
 DEMOFOONTE con seguito e detti
 
 DEMOFOONTE
 Non t'ingannan, Timante; è vero, è vero.
 TIMANTE
1375Se mi tradiste adesso,
 sarebbe crudeltà.
 DEMOFOONTE
                                   Ti rassicura,
 no, mio figlio non sei. Tu con Dircea
 fosti cambiato in fasce. Ella è mia prole,
 tu di Matusio. Alla di lui consorte
1380la mia ti chiese in dono. Utile al regno
 il cambio allor credé. Ma quando poi
 nacque Cherinto, al proprio figlio il trono
 d'aver tolto s'avvide e a me l'arcano
 non ardì palesar, che troppo amante
1385già di te mi conobbe. All'ore estreme
 ridotta alfin tutto in due fogli il caso
 scritto lasciò. L'un diè all'amica; e quello
 Matusio ti mostrò; l'altro nascose;
 ed è questo che vedi.
 TIMANTE
                                         E perché tutto
1390nel primo non spiegò?
 DEMOFOONTE
                                            Solo a Dircea
 lasciò in quello una prova
 del regio suo natal. Bastò per questo
 giurar ch'era sua figlia. Il gran segreto
 della vera tua sorte era un arcano
1395da non fidar che a me, perch'io potessi
 a seconda de' casi
 palesarlo o tacerlo. A tale oggetto
 celò quest'altro foglio in parte solo
 accessibile a me.
 TIMANTE
                                  Sì strani eventi
1400mi fanno dubitar.
 DEMOFOONTE
                                    Troppo son certe
 le prove, i segni. Eccoti il foglio in cui
 di quanto ti narrai la serie è accolta.
 TIMANTE
 Non deludermi, o sorte, un'altra volta. (Prende il foglio e legge fra sé)