Demofoonte, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA VII
 
 CREUSA e poi CHERINTO
 
 CREUSA
 Che incanto è la beltà! Se tale effetto
 fa costei nel mio cor, degno di scusa
 è Timante che l'ama. Appena il pianto
 io potei trattener. Questi infelici
810s'aman da vero. E la cagion son io
 di sì fiera tragedia? Ah no; si trovi
 qualche via d'evitarla. Appunto ho d'uopo
 di te, Cherinto.
 CHERINTO
                               Il mio germano esangue
 domandar mi vorrai.
 CREUSA
                                         No; quella brama
815con l'ira nacque e s'ammorzò con l'ira;
 or desio di salvarlo. Al sacrifizio
 già Dircea s'incammina;
 Timante è disperato; i suoi furori
 tu corri a regolar; grazia per lei
820ad implorare io vado.
 CHERINTO
                                          Oh degna cura
 d'un'anima reale! E chi potrebbe
 non amarti, o Creusa? Ah, se non fossi
 sì tiranna con me...
 CREUSA
                                      Ma donde il sai
 ch'io son tiranna? È questo cor diverso
825da quel che tu credesti.
 Anch'io... Ma va'. Troppo saper vorresti.
 CHERINTO
 
    No, non chiedo, amate stelle,
 se nemiche ancor mi siete;
 non è poco, o luci belle,
830ch'io ne possa dubitar.
 
    Chi non ebbe ore mai liete,
 chi agli affanni ha l'alma avvezza
 crede acquisto una dubbiezza
 ch'è principio allo sperar. (Parte)