Demofoonte, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA II
 
 TIMANTE e poi CHERINTO
 
 TIMANTE
 Perché bramar la vita? E quale in lei
 piacer si trova? Ogni fortuna è pena;
 è miseria ogni età. Tremiam fanciulli
1035d'un guardo al minacciar; siam giuoco adulti
 di fortuna e d'amor; gemiam canuti
 sotto il peso degli anni. Or ne tormenta
 la brama d'ottenere; or ne trafigge
 di perdere il timor. Eterna guerra
1040hanno i rei con sé stessi; i giusti l'hanno
 con l'invidia e la frode. Ombre, deliri,
 sogni, follie son nostre cure; e quando
 il vergognoso errore
 a scoprir s'incomincia, allor si muore.
1045Ah si mora una volta...
 CHERINTO
                                            Amato prence,
 vieni al mio sen. (L’abbraccia)
 TIMANTE
                                  Così sereno in volto
 mi dai gli estremi amplessi? E queste sono
 le lagrime fraterne
 dovute al mio morir?
 CHERINTO
                                          Che amplessi estremi,
1050che lagrime, che morte? Il più felice
 tu sei d'ogni mortal. Placato il padre
 è già con te; tutto obbliò. Ti rende
 la tenerezza sua, la sposa, il figlio,
 la libertà, la vita.
 TIMANTE
                                  A poco a poco,
1055Cherinto, per pietà. Troppe son queste,
 troppe gioie in un punto. Io verrei meno
 già di piacer, se ti credessi a pieno.
 CHERINTO
 Non dubitar, Timante.
 TIMANTE
                                            E come il padre
 cambiò pensier? Quando partì dal tempio,
1060me con Dircea voleva estinto.
 CHERINTO
                                                        Il disse
 e l'eseguia, che inutilmente ognuno
 s'affannò per placarlo. Io cominciavo,
 principe, a disperar, quando comparve
 Creusa in tuo soccorso.
 TIMANTE
                                            In mio soccorso
1065Creusa che oltraggiai?
 CHERINTO
                                           Creusa. Ah tutti
 di quell'anima bella
 tu non conosci i pregi. E che non disse,
 che non fe' per salvarti? I merti tuoi
 come ingrandì! Come scemò l'orrore
1070del fallo tuo! Per quante strade e quante
 il cor gli ricercò! Parlar per voi
 fece l'utile, il giusto,
 la gloria, la pietà. Sé stessa offesa
 gli propose in esempio;
1075e lo fece arrossir. Quand'io m'avvidi
 che il genitor già vacillava, allora
 volo, il ciel m'inspirò, cerco Dircea;
 con Olinto la trovo. Entrambi appresso
 frettoloso mi traggo; e al regio ciglio
1080presento in quello stato e madre e figlio.
 Questo tenero assalto
 terminò la vittoria. O sia che l'ira
 per soverchio avvampar fosse già stanca,
 o che allor tutte in lui
1085le sue ragioni esercitasse il sangue,
 il re cedé; si raddolcì; dal suolo
 la nuora sollevò; si strinse al petto
 l'innocente bambin; gli sdegni suoi
 calmò; s'intenerì, pianse con noi.
 TIMANTE
1090Oh mio dolce germano!
 Oh caro padre mio! Cherinto, andiamo,
 andiamo a lui.
 CHERINTO
                              No; il fortunato avviso
 recarti ei vuol. Si sdegnerà se vede
 ch'io lo prevenni.
 TIMANTE
                                   E tanto amore e tanta
1095tenerezza ha per me che fino ad ora
 la meritai sì poco? Oh come chiari
 la sua bontà rende i miei falli! Adesso
 li veggo e n'ho rossor. Potessi almeno
 di lui col re di Frigia
1100disimpegnar la fé. Cherinto, ah salva
 l'onor suo tu che puoi. La man di sposo
 offri a Creusa in vece mia. Difendi
 da una pena infinita
 gli ultimi dì della paterna vita.
 CHERINTO
1105Che mi proponi, o prence! Ah per Creusa,
 sappilo alfin, non ho riposo; io l'amo
 quanto amar si può mai. Ma...
 TIMANTE
                                                         Che?
 CHERINTO
                                                                     Non spero
 ch'ella m'accetti. Al successor reale
 sai che fu destinata; io non son tale.
 TIMANTE
1110Altro inciampo non v'è?
 CHERINTO
                                              Grande abbastanza
 questo mi par.
 TIMANTE
                              Va'; la paterna fede
 disimpegna, o german; tu sei l'erede.
 CHERINTO
 Io?
 TIMANTE
          Sì. Già lo saresti,
 s'io non vivea per te. Ti rendo, o prence,
1115parte sol del tuo dono,
 quando ti cedo ogni ragione al trono.
 CHERINTO
 E il genitore...
 TIMANTE
                             E il genitore almeno
 non vedremo arrossir. Povero padre!
 Posso far men per lui? Che cosa è un regno
1120a paragon di tanti
 beni ch'egli mi rende?
 CHERINTO
                                            Ah perde assai
 chi lascia una corona.
 TIMANTE
 Sempre è più quel che resta a chi la dona.
 CHERINTO
 
    Nel tuo dono io veggo assai
1125che del don maggior tu sei;
 nessun trono invidierei
 come invidio il tuo gran cor.
 
    Mille moti in un momento
 tu mi fai svegliar nel petto
1130di vergogna, di rispetto,
 di contento e di stupor. (Parte)