La clemenza di Tito, Vienna, van Ghelen, 1734

 SCENA VIII
 
 Ritiro delizioso nel soggiorno imperiale sul colle Palatino.
 
 TITO e PUBLIO con un foglio
 
 TITO
 Che mi rechi in quel foglio?
 PUBLIO
                                                     I nomi ei chiude
355de' rei che osar con temerari accenti
 de' cesari già spenti
 la memoria oltraggiar.
 TITO
                                            Barbara inchiesta
 che agli estinti non giova e somministra
 mille strade alla frode
360d'insidiar gl'innocenti. Io da quest'ora
 ne abolisco il costume; e perché sia
 in avvenir la frode altrui delusa,
 nelle pene de' rei cada chi accusa.
 PUBLIO
 Giustizia è pur...
 TITO
                                  Se la giustizia usasse
365di tutto il suo rigor, sarebbe presto
 un deserto la terra. Ove si trova
 chi una colpa non abbia o grande o lieve?
 Noi stessi esaminiam. Credimi, è raro
 un giudice innocente
370dell'error che punisce.
 PUBLIO
                                           Hanno i castighi...
 TITO
 Hanno, se son frequenti,
 minore autorità. Si fan le pene
 familiari a' malvagi. Il reo s'avvede
 d'aver molti compagni. Ed è periglio
375il pubblicar quanto sian pochi i buoni.
 PUBLIO
 Ma v'è signor chi lacerare ardisce
 anche il tuo nome.
 TITO
                                     E che perciò? Se 'l mosse
 leggierezza, nol curo,
 se follia, lo compiango,
380se ragion, gli son grato; e se in lui sono
 impeti di malizia, io gli perdono.
 PUBLIO
 Almen...