Didone abbandonata, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA XI
 
 SELENE, IARBA ed ARASPE
 
 IARBA
 Non partirà, se pria... (Volendo seguirlo)
 SELENE
                                           Da lui che brami? (Arrestandolo)
 IARBA
 Il suo nome.
 SELENE
                          Il suo nome
350senza tanto furor da me saprai.
 IARBA
 A questa legge io resto.
 SELENE
 Quell'Enea, che tu cerchi, appunto è questo.
 IARBA
 Ah! M'involasti un colpo
 che al mio braccio offeriva il ciel cortese.
 SELENE
355Ma perché tanto sdegno? In che t'offese?
 IARBA
 Gli affetti di Didone
 al mio signor contende;
 t'è noto e mi domandi in che m'offende?
 SELENE
 Dunque supponi, Arbace,
360che scelga a suo talento il caro oggetto
 un cor che s'innamora?
 Nella scuola d'amor sei rozzo ancora. (Parte)