Didone abbandonata, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA XVI
 
 DIDONE con guardie e detti
 
 OSMIDA
 Siam traditi, o regina. (Con affettato spavento)
420Se più tarda d'Arbace era l'aita,
 il valoroso Enea
 sotto colpo inumano oggi cadea.
 DIDONE
 Il traditor qual è, dove dimora?
 OSMIDA
 Miralo; nella destra ha il ferro ancora. (Accenna Araspe)
 DIDONE
425Chi ti destò nel seno
 sì barbaro desio?
 ARASPE
 Del mio signor la gloria e il dover mio.
 DIDONE
 Come! L'istesso Arbace
 disapprova...
 ARASPE
                           Lo so ch'ei mi condanna;
430il suo sdegno pavento;
 ma il mio non fu delitto e non mi pento.
 DIDONE
 E né meno hai rossore
 del sacrilego eccesso?
 ARASPE
 Tornerei mille volte a far l'istesso.
 DIDONE
435Ti preverrò. Ministri,
 custodite costui. (Araspe parte tra le guardie)
 ENEA
 Generoso nemico, (A Iarba)
 in te tanta virtude io non credea.
 Lascia che a questo sen...
 IARBA
                                                Scostati, Enea.
440Sappi che il viver tuo d'Araspe è dono,
 che il tuo sangue vogl'io, che Iarba io sono.
 DIDONE
 Tu Iarba!
 ENEA
                     Il re de' Mori!
 DIDONE
 Un re sensi sì rei
 non chiude in seno; un mentitor tu sei.
445Si disarmi.
 IARBA
                        Nessuno (Snuda la spada)
 avvicinarsi ardisca o ch'io lo sveno.
 OSMIDA
 Cedi per poco almeno, (Piano a Iarba)
 finch'io genti raccolga; a me ti fida.
 IARBA
 E così vil sarò? (Piano ad Osmida)
 ENEA
                               Fermate, amici;
450a me tocca il punirlo.
 DIDONE
                                         Il tuo valore
 serba ad uopo miglior. Che più s'aspetta?
 O si renda o svenato al piè mi cada.
 OSMIDA
 Serbati alla vendetta. (Piano a Iarba)
 IARBA
                                           Ecco la spada. (Getta la spada, che viene raccolta dalle guardie, e parte fra quelle)
 DIDONE
 Frenar l'alma orgogliosa (Ad Osmida)
455tua cura sia.
 OSMIDA
                          Su la mia fé riposa. (Parte appresso Iarba)