La clemenza di Tito, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA IV
 
 SESTO solo
 
 SESTO
 Numi, assistenza. A poco a poco io perdo
 l'arbitrio di me stesso. Altro non odo
 che il mio funesto amor. Vitellia ha in fronte
160un astro che governa il mio destino.
 La superba lo sa; ne abusa; ed io
 neppure oso lagnarmi. Oh sovrumano
 poter della beltà! Voi che dal cielo
 tal dono aveste, ah non prendete esempio
165dalla tiranna mia. Regnate, è giusto;
 ma non così severo,
 ma non sia così duro il vostro impero.
 
    Opprimete i contumaci,
 son gli sdegni allor permessi;
170ma infierir contro gli oppressi
 questo è un barbaro piacer.
 
    Non v'è trace in mezzo a' Traci
 sì crudel che non risparmi
 quel meschin che getta l'armi,
175che si rende prigionier. (Parte)