Didone abbandonata, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA XVII
 
 DIDONE ed ENEA
 
 DIDONE
 Enea, salvo già sei
 dalla crudel ferita.
 Per me serban gli dei sì bella vita.
 ENEA
 Oh dio, regina!
 DIDONE
                               Ancora
460forse della mia fede incerto stai?
 ENEA
 No; più funeste assai
 son le sventure mie. Vuole il destino...
 DIDONE
 Chiari i tuoi sensi esponi.
 ENEA
 Vuol... (mi sento morir) ch'io t'abbandoni.
 DIDONE
465M'abbandoni! Perché?
 ENEA
                                            Di Giove il cenno,
 l'ombra del genitor, la patria, il cielo,
 la promessa, il dover, l'onor, la fama
 alle sponde d'Italia oggi mi chiama.
 La mia lunga dimora
470purtroppo degli dei mosse lo sdegno.
 DIDONE
 E così fin ad ora,
 perfido, mi celasti il tuo disegno?
 ENEA
 Fu pietà.
 DIDONE
                    Che pietà? Mendace il labbro
 fedeltà mi giurava
475e intanto il cor pensava
 come lunge da me volgere il piede!
 A chi, misera me! darò più fede?
 Vil rifiuto dell'onde
 io l'accolgo dal lido; io lo ristoro
480dalle ingiurie del mar; le navi e l'armi
 già disperse io gli rendo; e gli do loco
 nel mio cor, nel mio regno; e questo è poco.
 Di cento re per lui,
 ricusando l'amor, gli sdegni irrito;
485ecco poi la mercede.
 A chi, misera me! darò più fede?
 ENEA
 Finch'io viva, o Didone,
 dolce memoria al mio pensier sarai;
 né partirei giammai,
490se per voler de' numi io non dovessi
 consacrare il mio affanno
 all'impero latino.
 DIDONE
 Veramente non hanno
 altra cura gli dei che il tuo destino.
 ENEA
495Io resterò, se vuoi
 che si renda spergiuro un infelice.
 DIDONE
 No; sarei debitrice
 dell'impero del mondo a' figli tuoi.
 Va' pur; siegui il tuo fato;
500cerca d'Italia il regno; all'onde, ai venti
 confida pur la speme tua; ma senti.
 Farà quell'onde istesse
 delle vendette mie ministre il cielo;
 e tardi allor pentito
505d'aver creduto all'elemento insano,
 richiamerai la tua Didone invano.
 ENEA
 Se mi vedessi il core...
 DIDONE
 Lasciami, traditore.
 ENEA
 Almen dal labbro mio
510con volto meno irato
 prendi l'ultimo addio.
 DIDONE
                                           Lasciami, ingrato.
 ENEA
 E pur con tanto sdegno
 non hai ragion di condannarmi.
 DIDONE
                                                            Indegno!
 
    Non ha ragione, ingrato,
515un core abbandonato
 da chi giurogli fé?
 
    Anime innamorate,
 se lo provaste mai,
 ditelo voi per me!
 
520   Perfido! Tu lo sai
 se in premio un tradimento
 io meritai da te.
 
    E qual sarà tormento,
 anime innamorate,
525se questo mio non è? (Parte)