La clemenza di Tito, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA IX
 
 SERVILIA e detti
 
 SERVILIA
                   Di Tito al piè...
 TITO
                                                Servilia! Augusta!
 SERVILIA
 Ah signor, sì gran nome
 non darmi ancora. Odimi prima. Io deggio
385palesarti un arcan.
 TITO
                                     Publio, ti scosta
 ma non partir. (Publio si ritira)
 SERVILIA
                               Che del cesareo alloro
 me fra tante più degne,
 generoso monarca, inviti a parte
 è dono tal che desteria tumulto
390nel più stupido core. Io ne comprendo
 tutto il valor. Voglio esser grata e credo
 doverla esser così. Tu mi scegliesti
 né forse mi conosci. Io che tacendo
 crederei d'ingannarti
395tutta l'anima mia vengo a svelarti.
 TITO
 Parla.
 SERVILIA
              Non ha la terra
 chi più di me le tue virtudi adori;
 per te nutrisco in petto
 sensi di meraviglia e di rispetto.
400Ma il cor... Deh non sdegnarti.
 TITO
                                                         Eh parla.
 SERVILIA
                                                                            Il core,
 signor, non è più mio; già da gran tempo
 Annio me lo rapì. L'amai che ancora
 non comprendea d'amarlo; e non amai
 altri finor che lui. Genio e costume
405unì l'anime nostre. Io non mi sento
 valor per obbliarlo; anche dal trono
 il solito sentiero
 farebbe a mio dispetto il mio pensiero.
 So che oppormi è delitto
410d'un cesare al voler; ma tutto almeno
 sia noto al mio sovrano;
 poi, se mi vuol sua sposa, ecco la mano.
 TITO
 Grazie, o numi del ciel. Pure una volta
 senza larve sul viso
415mirai la verità. Pur si ritrova
 chi s'avventuri a dispiacer col vero.
 Servilia, oh qual contento
 oggi provar mi fai! Quanta mi porgi
 ragion di meraviglia! Annio pospone
420alla grandezza tua la propria pace!
 Tu ricusi un impero
 per essergli fedele! Ed io dovrei
 turbar fiamme sì belle? Ah non produce
 sentimenti sì rei di Tito il core.
425Figlia, che padre invece
 di consorte m'avrai, sgombra dall'alma
 ogni timore. Annio è tuo sposo. Io voglio
 stringer nodo sì degno. Il ciel cospiri
 meco a farlo felice; e n'abbia poi
430cittadini la patria eguali a voi.
 SERVILIA
 Oh Tito! Oh Augusto! Oh vera
 delizia de' mortali! Io non saprei
 come il grato mio cor...
 TITO
                                            Se grata appieno
 esser mi vuoi, Servilia, agli altri inspira
435il tuo candor. Di pubblicar procura
 che grato a me si rende
 più del falso che piace il ver che offende.
 
    Ah se fosse intorno al trono
 ogni cor così sincero,
440non tormento un vasto impero
 ma saria felicità.
 
    Non dovrebbero i regnanti
 tollerar sì grave affanno
 per distinguer dall'inganno
445l'insidiata verità. (Parte)