La clemenza di Tito, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA III
 
 ANNIO, poi SERVILIA, indi PUBLIO con guardie
 
 ANNIO
610Già lo saprai per mio rossor! Che arcano
 si nasconde in que' detti! A quale oggetto
 celarlo a me! Quel pallido sembiante,
 quel ragionar confuso,
 stelle, che mai vuol dir? Qualche periglio
615sovrasta a Sesto. Abbandonar nol deve
 un amico fedel. Sieguasi. (Vuol partire)
 SERVILIA
                                                 Alfine,
 Annio, pur ti riveggo.
 ANNIO
                                          Ah mio tesoro,
 quanto deggio al tuo amor! Torno a momenti.
 Perdonami se parto.
 SERVILIA
                                        E perché mai
620così presto mi lasci?
 PUBLIO
                                        Annio, che fai,
 Roma tutta è in tumulto; il Campidoglio
 vasto incendio divora; e tu fra tanto
 puoi star, senza rossore,
 tranquillamente a ragionar d'amore?
 SERVILIA
625Numi!
 ANNIO
                (Or di Sesto i detti
 più mi fanno tremar. Cerchisi...) (In atto di partire)
 SERVILIA
                                                               E puoi
 abbandonarmi in tal periglio?
 ANNIO
                                                         (Oh dio!
 Fra l'amico e la sposa
 divider mi vorrei). Prendine cura,
630Publio, per me; di tutti i giorni miei
 l'unico ben ti raccommando in lei. (Parte frettoloso)