La clemenza di Tito, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA IV
 
 SERVILIA e PUBLIO
 
 SERVILIA
 Publio, che inaspettato
 accidente funesto!
 PUBLIO
                                    Ah voglia il cielo
 che un'opra sia del caso e che non abbia
635forse più reo disegno
 chi destò quelle fiamme.
 SERVILIA
                                                Ah tu mi fai
 tutto il sangue gelar.
 PUBLIO
                                        Torna, o Servilia,
 a' tuoi soggiorni e non temer. Ti lascio
 quei custodi in difesa e corro intanto
640di Vitellia a cercar. Tito m'impone
 d'aver cura d'entrambe.
 SERVILIA
                                               E ancor di noi
 Tito si rammentò?
 PUBLIO
                                     Tutto rammenta,
 provede a tutto. A riparare i danni,
 a prevenir l'insidie, a ricomporre
645gli ordini già sconvolti... Oh se 'l vedessi
 della confusa plebe
 gl'impeti regolar! Gli audaci affrena;
 i timidi assicura; in cento modi
 sa promesse adoprar, minacce e lodi.
650Tutto ritrovi in lui; ci vedi insieme
 il difensor di Roma,
 il terror delle squadre,
 l'amico, il prence, il cittadino, il padre.
 SERVILIA
 Ma sorpreso così, come ha saputo...
 PUBLIO
655Eh Servilia, t'inganni.
 Tito non si sorprende. Un impensato
 colpo non v'è che nol ritrovi armato.
 
    Sia lontano ogni cimento,
 l'onda sia tranquilla e pura,
660buon guerrier non s'assicura,
 non si fida il buon nocchier.
 
    Anche in pace, in calma ancora,
 l'armi adatta, i remi appresta,
 di battaglia o di tempesta
665qualche assalto a sostener. (Parte)