La clemenza di Tito, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA XI
 
 SESTO, VITELLIA, TITO, SERVILIA ed ANNIO col manto di Sesto
 
 ANNIO
                            (Potessi
 Sesto avvertir; m'intenderà). Signore (A Tito)
 già l'incendio cedé; ma non è vero
910che il caso autor ne sia; v'è chi congiura
 contro la vita tua; prendine cura.
 TITO
 Annio, il so... Ma che miro!
 Servilia, il segno che distingue i rei
 Annio non ha sul manto?
 SERVILIA
                                                Eterni dei!
 TITO
915Non v'è che dubitar. Forma, colore,
 tutto, tutto è concorde.
 SERVILIA
                                            Ah traditore! (Ad Annio)
 ANNIO
 Io traditor!
 SESTO
                        (Che avvenne!)
 TITO
                                                       E sparger vuoi
 tu ancora il sangue mio?
 Annio, figlio, e perché? Che t'ho fatt'io?
 ANNIO
920Io spargere il tuo sangue? Ah pria m'uccida
 un fulmine del ciel.
 TITO
                                      T'ascondi invano.
 Già quel nastro vermiglio,
 divisa de' ribelli a me scoperse
 che a parte sei del tradimento orrendo.
 ANNIO
925Questo! Come!
 SESTO
                               (Ah che feci! Or tutto intendo).
 ANNIO
 Nulla, signor, m'è noto
 di tal divisa. In testimonio io chiamo
 tutti i numi celesti.
 TITO
 Da chi dunque l'avesti?
 ANNIO
930L'ebbi... (Se dico il ver l'amico accuso).
 TITO
 E ben?
 ANNIO
                 L'ebbi... Non so...
 TITO
                                                   L'empio è confuso.
 SESTO
 (Oh amicizia!)
 VITELLIA
                              (Oh timor!)
 TITO
                                                      Dove si trova
 principe, o Sesto amato,
 di me più sventurato? Ogn'altro acquista
935amici almen co' benefici suoi;
 io co' miei benefici
 altro non fo che procurar nemici.
 ANNIO
 (Come scolparmi?)
 SESTO
                                      (Ah non rimanga oppressa
 l'innocenza per me. Vitellia, ormai
940tutto è forza ch'io dica). (Incamminandosi a Tito)
 VITELLIA
                                               (Ah no; che fai?
 Deh pensa al mio periglio). (Piano a Sesto)
 SESTO
 (Che angustia è questa!)
 ANNIO
                                                (Eterni dei, consiglio...)
 TITO
 Servilia, e un tale amante
 val sì gran prezzo?
 SERVILIA
                                     Io dell'affetto antico
945ho rimorso, ho rossor.
 SESTO
                                           (Povero amico!)
 TITO
 Ma dimmi, anima ingrata, il sol pensiero (Ad Annio)
 di tanta infedeltà non è bastato
 a farti inorridir?
 SESTO
                                  (Son io l'ingrato).
 TITO
 Come ti nacque in seno
950furor cotanto ingiusto?
 SESTO
 (Più resister non posso). Eccomi, Augusto,
 a' piedi tuoi. (S’inginocchia)
 VITELLIA
                            (Misera me!)
 SESTO
                                                       La colpa
 ond'Annio è reo...
 VITELLIA
                                   Sì, la sua colpa è grande;
 ma la bontà di Tito
955sarà maggior. Per lui, signor, perdono
 Sesto domanda e lo domando anch'io.
 (Morta mi vuoi?) (Piano a Sesto)
 SESTO
                                    (Che atroce caso è il mio!) (S’alza)
 TITO
 Annio si scusi almeno.
 ANNIO
 Dirò... (Che posso dir?)
 TITO
                                              Sesto, io mi sento
960gelar per lui. La mia presenza istessa
 più confonder lo fa. Custodi, a voi
 Annio consegno. Esamini il Senato
 il disegno, l'errore
 di questo... Ancor non voglio
965chiamarti traditor. Rifletti, ingrato,
 da quel tuo cor perverso
 del tuo principe il cor quanto è diverso.
 
    Tu, infedel, non hai difese,
 è palese il tradimento;
970io pavento d'oltraggiarti
 nel chiamarti traditor.
 
    Tu crudel tradir mi vuoi
 d'amistà col finto velo;
 io mi celo agli occhi tuoi
975per pietà del tuo rossor. (Parte)