La clemenza di Tito, Torino, Reale, 1757

 SCENA XIII
 
 VITELLIA
 
 VITELLIA
 Che angustia è questa! Ah! Caro Tito, io fui
560teco ingiusta, il confesso. Ah! Se fra tanto
 Sesto il cenno eseguisse, il caso mio
 sarebbe il più crudel... No, non si faccia
 sì funesto presagio. E se mai Tito
 si tornasse a pentir... Perché pentirsi?
565Perché l'ho da temer? Quanti pensieri
 mi si affollano in mente! Afflitta e lieta
 godo, torno a temer, gelo, m'accendo;
 me stessa in questo stato io non intendo.
 
    Quando sarà quel dì
570ch'io non ti senta in sen
 sempre tremar così,
 povero core?
 
    Stelle, che crudeltà!
 Un sol piacer non v'è
575che, quando mio si fa,
 non sia dolore. (Parte)
 
 Fine dell’atto primo