La clemenza di Tito, Torino, Reale, 1757

 SCENA VI
 
 VITELLIA e poi SESTO
 
 VITELLIA
 Chi per pietà m'addita
 Sesto dov'è? Misera me! Per tutto
 ne chiedo invano, invan lo cerco. Almeno
 Tito trovar potessi.
 SESTO
                                     Ove m'ascondo!
685Dove fuggo infelice! (Senza veder Vitellia)
 VITELLIA
                                        Ah Sesto! Ah senti!
 SESTO
 Crudel, sarai contenta. Ecco adempito
 il tuo fiero comando.
 VITELLIA
                                         Aimè, che dici!
 SESTO
 Già Tito... oh dio! già dal trafitto seno
 versa l'anima grande.
 VITELLIA
                                          Ah che facesti!
 SESTO
690No, nol fec'io, che dell'error pentito
 a salvarlo correa; ma giunsi appunto
 che un traditor del congiurato stuolo
 da tergo lo feria. «Ferma» gridai;
 ma 'l colpo era vibrato. Il ferro indegno
695lascia colui nella ferita e fugge.
 A ritrarlo io m'affretto;
 ma con l'acciaro il sangue
 n'esce, il manto m'asperge; e Tito, oh dio!
 manca, vacilla e cade.
 VITELLIA
                                          Ah ch'io mi sento
700morir con lui!
 SESTO
                             Pietà, furor mi sprona
 l'uccisore a punir; ma il cerco invano,
 già da me dileguossi. Ah principessa,
 che fia di me? Come avrò mai più pace?
 Quanto, ahi quanto mi costa
705il desio di piacerti?
 VITELLIA
                                      Anima rea,
 piacermi! Orror mi fai. Dove si trova
 mostro peggior di te? Quando s'intese
 colpo più scellerato? Hai tolto al mondo
 quanto avea di più caro; hai tolto a Roma
710quanto avea di più grande. E chi ti fece
 arbitro de' suoi giorni?
 Di', qual colpa, inumano,
 punisti in lui? L'averti amato? È vero,
 questo è l'error di Tito;
715ma punir nol dovea chi l'ha punito.
 SESTO
 Onnipotenti dei! Son io? Mi parla
 così Vitellia? E tu non fosti...
 VITELLIA
                                                      Ah taci,
 barbaro, e del tuo fallo
 non volermi accusar. Dove apprendesti
720a secondar le furie
 d'un'amante sdegnata?
 Qual anima insensata
 un delirio d'amor nel mio trasporto
 compreso non avrebbe? Ah! Tu nascesti
725per mia sventura. Odio non v'è che offenda
 al par dell'amor tuo. Nel mondo intero
 sarei la più felice,
 empio, se tu non eri. Oggi di Tito
 la destra stringerei; leggi alla terra
730darei dal Campidoglio; ancor vantarmi
 innocente potrei. Per tua cagione
 son rea, perdo l'impero,
 non spero più conforto;
 e Tito, ah scellerato! e Tito è morto.
 
735   Come potesti, oh dio!
 Perfido traditor...
 Ah che la rea son io!
 Sento gelarmi il cor,
 mancar mi sento.
 
740   Pria di tradir la fé,
 perché, crudel, perché...
 Ah che del fallo mio
 tardi mi pento! (Parte)