La clemenza di Tito, Torino, Reale, 1757

 SCENA VII
 
 SESTO e poi ANNIO
 
 SESTO
 Grazie, o numi crudeli! Or non mi resta
745più che temer. Della miseria umana
 questo è l'ultimo segno. Ho già perduto
 quanto perder potevo. Ho già tradito
 l'amicizia, l'amor, Vitellia e Tito.
 Uccidetemi almeno,
750smanie che m'agitate,
 furie che lacerate
 questo perfido cor. Se lente siete
 a compir la vendetta,
 io stesso, io la farò. (In atto di snudar la spada)
 ANNIO
                                      Sesto, t'affretta.
755Tito brama...
 SESTO
                           Lo so; brama il mio sangue;
 tutto si verserà. (In atto di snudar la spada)
 ANNIO
                                 Ferma; che dici?
 Tito chiede vederti; al fianco suo
 stupisce che non sei, che l'abbandoni
 in periglio sì grande.
 SESTO
                                         Io!... Come?... E Tito
760nel colpo non spirò?
 ANNIO
                                       Qual colpo? Ei torna
 illeso dal tumulto.
 SESTO
                                    Eh tu m'inganni.
 Io stesso lo mirai cader trafitto
 da scellerato acciaro.
 ANNIO
 Dove?
 SESTO
                Nel varco angusto, ove si ascende
765quinci presso al Tarpeo.
 ANNIO
                                              No; travedesti;
 tra il fumo e fral tumulto
 altri Tito ti parve.
 SESTO
                                   Altri! E chi mai
 delle cesaree vesti
 ardirebbe adornarsi? Il sacro alloro,
770l'augusto ammanto...
 ANNIO
                                         Ogni argomento è vano.
 Vive Tito ed è illeso. In questo istante
 io da lui mi divido.
 SESTO
                                      Oh dei pietosi!
 Oh caro prence! Oh dolce amico! Ah lascia
 che a questo sen... Ma non m'inganni?
 ANNIO
                                                                        Io merto
775sì poca fé! Dunque tu stesso a lui
 corri e 'l vedrai.
 SESTO
                                Ch'io mi presenti a Tito
 dopo averlo tradito?
 ANNIO
 Tu lo tradisti?
 SESTO
                             Io del tumulto, io sono
 il primo autor.
 ANNIO
                              Come! Perché?
 SESTO
                                                            Non posso
780dirti di più.
 ANNIO
                         Sesto è infedele!
 SESTO
                                                         Amico,
 m'ha perduto un istante. Addio. M'involo
 alla patria per sempre.
 Ricordati di me. Tito difendi
 da nuove insidie. Io vo rammingo, afflitto
785a pianger fra le selve il mio delitto.
 ANNIO
 Fermati. Oh dei! Pensiam... Senti. Finora
 la congiura è nascosta; ognuno incolpa
 di quest'incendio il caso; or la tua fuga
 indicar la potrebbe.
 SESTO
                                       E ben, che vuoi?
 ANNIO
790Che tu non parta ancor, che taccia il fallo,
 che torni a Tito, e che con mille emendi
 prove di fedeltà l'error passato.
 SESTO
 Colui, qualunque sia che cadde estinto,
 basta a scoprir...
 ANNIO
                                 Là dov'ei cadde io volo.
795Saprò chi fu, se il ver si sa, se parla
 alcun di te. Pria che s'induca Augusto
 a temer di tua fé, potrò avvertirti;
 fuggir potrai. Dubbio è 'l tuo mal se resti,
 certo se parti.
 SESTO
                            Io non ho mente, amico,
800per distinguer consigli. A te mi fido,
 vuoi ch'io vada? Anderò... Ma Tito, oh numi!
 mi leggerà sul volto... (S’incammina e si ferma)
 ANNIO
                                          Ogni tardanza,
 Sesto, ti perde.
 SESTO
                               Eccomi, io vo... Ma questo (Come sopra)
 manto asperso di sangue?
 ANNIO
805Chi quel sangue versò?
 SESTO
                                             Quell'infelice
 che per Tito io piangea.
 ANNIO
                                              Cauto l'avvolgi,
 nascondilo e t'affretta.
 SESTO
                                           Il caso, oh dio!
 potria...
 ANNIO
                  Dammi quel manto; eccoti il mio. (Cambia il manto)
 Corri, non più dubbiezze.
810Fra poco io ti raggiungo. (Parte)
 SESTO
                                                Io son sì oppresso,
 così confuso io sono
 che non so se vaneggio o se ragiono.
 
    Fra stupido e pensoso,
 dubbio così s'aggira
815da un torbido riposo
 chi si destò talor.
 
    Che desto ancor delira
 fra le sognate forme,
 che non sa ben se dorme,
820non sa se veglia ancor. (Parte)