La clemenza di Tito, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA XI
 
 VITELLIA, poi SESTO
 
 VITELLIA
 Questo soffrir degg'io
 vergognoso disprezzo? Ah con qual fasto
465già mi guarda costei! Barbaro Tito,
 ti parea dunque poco
 Berenice antepormi? Io dunque sono
 l'ultima de' viventi? Ogni altra è degna
 di te, fuor che Vitellia? Ah trema, ingrato,
470trema d'avermi offesa. Oggi il tuo sangue...
 SESTO
 Mia vita.
 VITELLIA
                    E ben, che rechi? Il Campidoglio
 è acceso? È incenerito?
 Lentulo dove sta? Tito è punito?
 SESTO
 Nulla intrapresi ancor.
 VITELLIA
                                            Nulla! E sì franco
475mi torni innanzi? E con qual merto ardisci
 di chiamarmi tua vita?
 SESTO
                                             È tuo comando
 il sospendere il colpo.
 VITELLIA
                                          E non udisti
 i miei novelli oltraggi? Un altro cenno
 aspetti ancor? Ma ch'io ti creda amante,
480dimmi, come pretendi,
 se così poco i miei pensieri intendi?
 SESTO
 Se una ragion potesse
 almen giustificarmi...
 VITELLIA
                                          Una ragione!
 Mille ne avrai, qualunque sia l'affetto
485da cui prenda il tuo cor regola e moto.
 È la gloria il tuo voto? Io ti propongo
 la patria a liberar. Frangi i suoi ceppi;
 la tua memoria onora;
 abbia il suo Bruto il secol nostro ancora.
490Ti senti d'un'illustre
 ambizion capace? Eccoti aperta
 una strada all'impero. I miei congiunti,
 gli amici miei, le mie ragioni al soglio
 tutte impegno per te. Può la mia mano
495renderti fortunato? Eccola. Corri,
 mi vendica; e son tua. Ritorna asperso
 di quel perfido sangue e tu sarai
 la delizia, l'amore,
 la tenerezza mia. Non basta? Ascolta
500e dubita, se puoi. Sappi che amai
 Tito finor, che del mio cor l'acquisto
 ei t'impedì, che se rimane in vita
 si può pentir, ch'io ritornar potrei,
 non mi fido di me, forse ad amarlo.
505Or va', se non ti muove
 desio di gloria, ambizione, amore,
 se tolleri un rivale
 che usurpò, che contrasta,
 che involar ti potrà gli affetti miei,
510degli uomini il più vil dirò che sei.
 SESTO
 Quante vie d'assalirmi!
 Basta, basta, non più. Già m'inspirasti,
 Vitellia, il tuo furore. Arder vedrai
 fra poco il Campidoglio; e questo acciaro
515nel sen di Tito... (Ah, sommi dei, qual gelo
 mi ricerca le vene!)
 VITELLIA
                                       Ed or che pensi?
 SESTO
 Ah Vitellia!
 VITELLIA
                        Il previdi;
 tu pentito già sei...
 SESTO
                                     Non son pentito
 ma...
 VITELLIA
             Non stancarmi più. Conosco, ingrato,
520che amor non hai per me. Folle ch'io fui!
 Già ti credea; già mi piacevi; e quasi
 cominciavo ad amarti. Agli occhi miei
 involati per sempre
 e scordati di me.
 SESTO
                                  Fermati, io cedo;
525io già volo a servirti.
 VITELLIA
                                        Eh non ti credo.
 M'ingannerai di nuovo. In mezzo all'opra
 ricorderai...
 SESTO
                         No; mi punisca amore,
 se penso ad ingannarti.
 VITELLIA
 Dunque corri, che fai? Perché non parti?
 SESTO
 
530   Parto; ma tu, ben mio,
 meco ritorna in pace.
 Sarò qual più ti piace;
 quel che vorrai farò.
 
    Guardami e tutto obblio;
535e a vendicarti io volo.
 Di quello sguardo solo
 io mi ricorderò. (Parte)