Didone abbandonata, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA XI
 
 Gabinetto con sedie.
 
 DIDONE, poi ENEA
 
 DIDONE
 Incerta del mio fato
850io più viver non voglio. È tempo ormai
 che per l'ultima volta Enea si tenti.
 Se dirgli i miei tormenti,
 se la pietà non giova,
 faccia la gelosia l'ultima prova.
 ENEA
855Ad ascoltar di nuovo
 i rimproveri tuoi vengo, o regina.
 So che vuoi dirmi ingrato,
 perfido, mancator, spergiuro, indegno;
 chiamami come vuoi; sfoga il tuo sdegno.
 DIDONE
860No, sdegnata io non sono. Infido, ingrato,
 perfido, mancator più non ti chiamo;
 rammentarti non bramo i nostri ardori;
 da te chiedo consigli e non amori.
 Siedi. (Siedono)
 ENEA
                (Che mai dirà?)
 DIDONE
                                                Già vedi, Enea,
865che fra nemici è il mio nascente impero.
 Sprezzai finora, è vero,
 le minacce e 'l furor; ma Iarba offeso,
 quando priva sarò del tuo sostegno,
 mi torrà per vendetta e vita e regno.
870In così dubbia sorte
 ogni rimedio è vano;
 deggio incontrar la morte
 o al superbo african porger la mano.
 L'uno e l'altro mi spiace e son confusa.
875Alfin femmina e sola,
 lungi dal patrio ciel, perdo il coraggio;
 e non è meraviglia
 s'io risolver non so; tu mi consiglia.
 ENEA
 Dunque fuor che la morte
880o il funesto imeneo,
 trovar non si potria scampo migliore?
 DIDONE
 V'era purtroppo.
 ENEA
                                  E quale?
 DIDONE
 Se non sdegnava Enea d'esser mio sposo,
 l'Africa avrei veduta
885dall'arabico seno al mar d'Atlante
 in Cartago adorar la sua regnante;
 e di Troia e di Tiro
 rinnovar si potea... Ma che ragiono?
 L'impossibil mi fingo e folle io sono.
890Dimmi, che far degg'io? Con alma forte,
 come vuoi, sceglierò Iarba o la morte.
 ENEA
 Iarba o la morte! E consigliarti io deggio?
 Colei che tanto adoro
 all'odiato rival vedere in braccio!
895Colei...
 DIDONE
                 Se tanta pena
 trovi nelle mie nozze, io le ricuso;
 ma, per tormi agl'insulti,
 necessario è il morir. Stringi quel brando;
 svena la tua fedele;
900è pietà con Didone esser crudele.
 ENEA
 Ch'io ti sveni? Ah! Più tosto
 cada sopra di me del ciel lo sdegno;
 prima scemin gli dei,
 per accrescer tuoi giorni, i giorni miei.
 DIDONE
905Dunque a Iarba mi dono. Olà. (Esce un paggio)
 ENEA
                                                          Deh ferma.
 Troppo, oh dio! per mia pena
 sollecita tu sei.
 DIDONE
                              Dunque mi svena.
 ENEA
 No, si ceda al destino; a Iarba stendi
 la tua destra real. Di pace priva
910resti l'alma d'Enea, purché tu viva.
 DIDONE
 Giacché d'altri mi brami,
 appagarti saprò. Iarba si chiami. (Il paggio parte)
 Vedi quanto son io
 ubbidiente a te.
 ENEA
                                Regina, addio. (S’alzano)
 DIDONE
915Dove, dove? T'arresta.
 Del felice imeneo
 ti voglio spettatore.
 (Resister non potrà).
 ENEA
                                         (Costanza, o core).