La clemenza di Tito, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA IV
 
 TITO solo a sedere
 
 TITO
1150Che orror! Che tradimento!
 Che nera infedeltà! Fingersi amico,
 essermi sempre al fianco, ogni momento
 esiger dal mio core
 qualche prova d'amore, e starmi intanto
1155preparando la morte! Ed io sospendo
 ancor la pena? E la sentenza ancora
 non segno... Ah sì, lo scellerato mora. (Prende la penna per sottoscrivere e poi s’arresta)
 Mora... Ma senza udirlo
 mando Sesto a morir? Sì; già l'intese
1160abbastanza il Senato. E s'egli avesse
 qualche arcano a svelarmi? Olà. (Depone la penna, intanto esce una guardia) (S'ascolti
 e poi vada al supplizio). A me si guidi
 Sesto. (Parte la guardia) È pur di chi regna
 infelice il destino! A noi si niega (S’alza)
1165ciò che a' più bassi è dato. In mezzo al bosco
 quel villanel mendico a cui circonda
 ruvida lana il rozzo fianco, a cui
 è mal fido riparo
 dall'ingiurie del ciel tugurio informe,
1170placido i sonni dorme;
 passa tranquillo i dì; molto non brama;
 sa chi l'odia e chi l'ama; unito o solo
 torna sicuro alla foresta, al monte
 e vede il core a ciascheduno in fronte.
1175Noi fra tante grandezze
 sempre incerti viviam, che in faccia a noi
 la speranza o il timore
 su la fronte d'ognun trasforma il core.
 Chi dall'infido amico, olà, chi mai
1180questo temer dovea?