Didone abbandonata, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA VI
 
 ENEA e SELENE frettolosa
 
 ENEA
 Principessa, ove corri?
 SELENE
                                            A te. M'ascolta.
 ENEA
 Se brami un'altra volta
 rammentarmi l'amor, t'adopri invano.
 SELENE
 Ma che farà Didone?
 ENEA
                                         Al partir mio
1105manca ogni suo periglio.
 La mia presenza i suoi nemici irrita.
 Iarba al trono l'invita;
 stenda a Iarba la destra e si consoli. (In atto di partire)
 SELENE
 Senti; se a noi t'involi,
1110non sol Didone, ancor Selene uccidi.
 ENEA
 Come?
 SELENE
                 Dal dì ch'io vidi il tuo sembiante,
 celai timida amante
 l'amor mio, la mia fede;
 ma vicina a morir chiedo mercede,
1115mercé, se non d'amore,
 almeno di pietà, mercé...
 ENEA
                                                Selene,
 ormai più del tuo foco
 non mi parlar né degli affetti altrui.
 Non più amante qual fui, guerriero or sono.
1120Torno al costume antico.
 Chi trattien le mie glorie è mio nemico.
 
    A trionfar mi chiama
 un bel desio d'onore;
 e già sopra il mio core
1125comincio a trionfar.
 
    Con generosa brama,
 fra i rischi e le ruine,
 di nuovi allori il crine
 io volo a circondar. (Parte)