Achille in Sciro, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA V
 
 DEIDAMIA e NEARCO
 
 DEIDAMIA
 Nearco, io tremo. Ah mi consola.
 NEARCO
                                                             E come
1110consolarti poss'io, se son più oppresso,
 più confuso di te?
 DEIDAMIA
                                    Numi clementi,
 se puri, se innocenti
 furon gli affetti miei, voi dissipate
 questo nembo crudel. Voi gl'inspiraste;
1115proteggeteli voi. Se colpa è amore,
 sì, lo confesso, errai;
 ma grande è la mia scusa; Achille amai.
 
    Chi può dir che rea son io
 guardi in volto all'idol mio;
1120e le scuse del mio core
 da quel volto intenderà.
 
    Da quel volto in cui ripose
 fausto il ciel, benigno amore
 tante cifre luminose
1125di valore e di beltà. (Parte)