Achille in Sciro, Torino, Reale, 1757

 SCENA V
 
 DEIDAMIA e NEARCO
 
 DEIDAMIA
1110Nearco, io tremo. Ah mi consola!
 NEARCO
                                                              E come
 consolarti poss'io, se son più oppresso,
 più confuso di te?
 DEIDAMIA
                                    Numi clementi,
 se puri, se innocenti
 furon gli affetti miei, voi dissipate
1115questo nembo crudel. Voi gl'inspiraste;
 proteggetegli voi. Se colpa è amore,
 sì, lo confesso, errai;
 ma grande è la mia scusa; Achille amai.
 
    Chi può dir che rea son io
1120guardi in volto all'idol mio;
 e le scuse del mio core
 da quel volto intenderà,
 
    da quel volto in cui ripose
 fausto il ciel, benigno amore
1125tante cifre luminose
 di valore e di beltà. (Parte)