Ciro riconosciuto, Vienna, s. n., 1736

 SCENA III
 
 MANDANE sola
 
 MANDANE
                                Oh me infelice! Oh troppo
 verace Mitridate! Avessi, oh dio,
 creduto a' detti tuoi. Potessi almeno
 lusingarmi un momento. E come? Ah troppo
 sdegnato era Cambise;
1140troppo tempo è già corso; e troppo nero
 è il tenor del mio fato. Ebbi il mio figlio,
 stupida! innanzi agli occhi; udii da lui
 chiamarmi madre; i violenti intesi
 moti del sangue; e nol conobbi; e volli
1145ostinarmi a mio danno! Ancor lo sento
 parlar; lo veggo ancor. Povero figlio!
 Non voleva lasciarmi! Il suo destino
 parea che prevedesse. Ed io tiranna...
 Ed io... Che orror! Che crudeltà! Non posso (S’alza)
1150tollerar più me stessa. Il mondo, il cielo
 sento che mi detesta; odo il consorte
 che a rinfacciar mi viene
 il parricidio suo; veggo di Ciro
 l'ombra squallida e mesta
1155che stillante di sangue... Ah dove fuggo?
 Dove m'ascondo? Un precipizio, un ferro,
 un fulmine dov'è? Mora, perisca
 questa barbara madre e non si trovi
 chi le ceneri sue... Ma... Come?... È dunque
1160perduta ogni speranza? E non potrebbe
 giunger Arpago in tempo? Ah sì clementi
 numi del ciel, pietosi numi al figlio
 perdonate i miei falli. È questo nome
 forse la colpa sua, colpa ch'ei trasse
1165dalle viscere mie. No, voi non siete
 tanto crudeli. Io la giustizia vostra
 dubitandone offendo. È vivo il figlio;
 corrasi ad abbracciarlo... Ah folle io vado
 a perder questo ancora
1170languido di speranza ultimo raggio.
 Andiam; chi sa? Ma quello
 che a me corre affannato
 non è Cambise? Oimè! Son morta. È fatto
 l'orrido colpo. Ha nella destra ancora
1175nudo l'acciar, chi mi soccorre, ah stilla
 ancor del vivo sangue... Ah fuggi... Ah parti...