Ciro riconosciuto, Vienna, s. n., 1736

 SCENA XII
 
 MITRIDATE con guardie e detti
 
 MITRIDATE
                                                    Al tempio, al tempio
1360mio principe, mio re. Questi guerrieri
 Arpago invia per tua custodia. Ah vieni
 a consolar le impazienze altrui.
 ARPALICE
 (Con chi parla costui!)
 CIRO
                                            Dunque è palese
 di già la sorte mia!
 MITRIDATE
                                     Nessuno ignora
1365signor che tu sei Ciro. Arpago il disse;
 indubitate pruove
 a' popoli ne diè; sparger le fece
 per cento bocche, in mille luoghi; e tutti
 voglion giurarti fé.
 ARPALICE
                                     Scherza? O da senno
1370Mitridate parlò?
 CIRO
                                 Ciro son io.
 Non bramasti vederlo? Eccolo.
 ARPALICE
                                                          Oh dio!
 CIRO
 Sospiri! Io non ti piaccio
 pastor né re?
 ARPALICE
                           Né tanto umil né tanto
 sublime io ti volea; ch'arda al mio foco
1375se troppo è per Alceo, per Ciro è poco.
 CIRO
 Mal mi conosci. Arpalice finora
 me amò, non la mia sorte; ed io non amo
 la sua sorte ma lei. La vita e il trono
 Arpago diemmi; e se ad offrirti entrambi
1380il genio mi consiglia,
 quel che il padre mi diè rendo alla figlia.
 Oh che dolce esser grato, ove s'accordi
 il debito e l'amore,
 la ragione e il desio, la mente e il core.
 ARPALICE
1385Dunque...
 MITRIDATE
                      Ah Ciro t'affretta.
 CIRO
                                                        Andiam. Mia vita,
 mia sposa addio.
 ARPALICE
                                  Deh non ti cambi il regno.
 CIRO
 Ecco la destra mia; prendila in pegno.
 
    No, non vedrete mai
 cambiar gli affetti miei
1390bei lumi ond'imparai
 a sospirar d'amor.
 
    Quel cor che vi donai
 più chieder non potrei;
 né chieder lo vorrei
1395se lo potessi ancor. (Parte)