Ciro riconosciuto, Vienna, s. n., 1736

 SCENA ULTIMA
 
  Aspetto esteriore di magnifico tempio dedicato a Diana fabbricato su l’eminenza d’un colle.
 
 ASTIAGE solo con spada alla mano, poi CAMBISE, indi ARPAGO, ciascuno con seguito. Alfin tutti l’un dopo l’altro
 
 CORO
 
    Le tue selve in abbandono
 lascia o Ciro e vieni al trono,
 vieni al trono o nostro amor.
 
 ASTIAGE
 Ah rubelli, ah spergiuri ov'è la fede
1420dovuta al vostro re? Nessun m'ascolta?
 M'abbandona ciascun? No, non saranno
 tutti altrove sì rei. (Vuol partire)
 CAMBISE
                                     Ferma tiranno. (Arrestandolo)
 ASTIAGE
 Ah traditor! (In atto di difesa)
 CAMBISE
                          Voi custodite il passo. (Al suo seguito)
 E tu ragion mi rendi... (Ad Astiage)
 ASTIAGE
1425Arpago ah vieni, il tuo signor difendi.
 ARPAGO
 Circondatelo amici. Alfin pur sei (Dall’altro lato con seguaci)
 empio, ne' lacci miei.
 ASTIAGE
                                          Tu ancora!
 ARPAGO
                                                                Io solo
 barbaro, io sol t'uccido; a questo passo
 sappilo io ti riduco.
 ASTIAGE
                                      E tanta fede?
1430E tanto zelo?
 ARPAGO
                           A chi svenasti un figlio
 non dovevi fidarti. I torti obblia
 l'offensor, non l'offeso.
 ASTIAGE
                                            Ah indegno!
 ARPAGO
                                                                     È questa
 la pena tua.
 CAMBISE
                         La mia vendetta è questa.
 ARPAGO
 Cadi. (In atto di ferire)
 CAMBISE
               Mori crudel. (Come sopra)
 CIRO
                                        Ferma. (Trattenendo Arpago)
 MANDANE
                                                        T'arresta. (Trattenendo Cambise)
 ARPALICE
1435(Che avvenne!)
 MITRIDATE
                                (Che sarà?)
 MANDANE
                                                        Rifletti o sposo...
 CIRO
 Arpago, pensa...
 CAMBISE
                                È un barbaro. (A Mandane)
 MANDANE
                                                            È mio padre.
 ARPAGO
 È un tiranno. (A Ciro)
 CIRO
                             È il tuo re.
 CAMBISE
                                                   Punirlo io voglio.
 ARPAGO
 Vendicarmi desio.
 MANDANE
 Non fia ver.
 CIRO
                         Non sperarlo.
 ASTIAGE
                                                    Ove son io!
 ARPAGO
1440Popoli ardir; l'esempio mio seguite,
 s'opprima l'oppressor.
 CIRO
                                            Popoli udite.
 Qual impeto ribelle?
 Qual furor vi trasporta? Ove s'intese
 che divenga il vassallo
1445giudice del suo re! Giudizio indegno,
 in cui molto del reo
 il giudice è peggiore. Odiate in lui
 un parricidio e l'imitate. Ei forse
 tentollo sol; voi l'eseguite. Un dritto
1450che avea sul sangue mio
 forse Astiage abusò; voi quel che han solo
 gli dei sopra i regnanti
 pretendete usurpar. M'offrite un trono
 calpestandone prima
1455la maestà. Questo è l'amor! Son questi
 gli auspici del mio regno? Ah ritornate,
 ritornate innocenti. A terra, a terra
 l'armi sediziose. Io vi prometto
 placato il vostro re. Foste sedotti;
1460lo so; vi spiace; a mille segni espressi
 già intendo il vostro cor. Già in ogni destra
 veggo l'aste tremar; leggo il sincero
 pentimento del fallo in ogni fronte.
 Perdonalo signor, per bocca mia (Ad Astiage)
1465piangendo ognun tel chiede. Ognun ti giura
 eterna fé. Se a cancellar l'orrore
 d'attentato sì rio
 v'è bisogno di sangue, eccoti il mio. (Inginocchiandosi)
 ASTIAGE
 Oh prodigio!
 MANDANE
                           Oh stupore!
 ARPAGO
1470Oh virtù che disarma il mio furore. (Arpago getta la spada e tutti i congiurati l’armi)
 ASTIAGE
 Figlio mio, caro figlio
 sorgi, vieni al mio sen. Così punisci
 generoso i tuoi torti e l'odio mio?
 Ed io, misero, ed io
1475d'un'anima sì grande
 tentai fraudar la terra! Ah vegga il mondo
 il mio rimorso almeno. Eccovi in Ciro,
 Medi, il re vostro; a lui
 cedo il serto real. Rendigli o figlio
1480lo splendor ch'io gli tolsi. I miei deliri
 non imitar. Quel che fec'io t'insegni
 quel che far non dovrai. De' numi amici
 al favor corrispondi
 e il mio rossor nelle tue glorie ascondi.
 CORO
 
1485   Le tue selve in abbandono
 lascia o Ciro e vieni al trono;
 vieni al trono o nostro amor.
 
    Cambia in soglio il rozzo ovile,
 in real la verga umile;
1490darai legge ad altro gregge,
 anche re sarai pastor.
 
 Ballo di nobili medi e persiani.
 
 FINE DELL’OPERA