Il Ciro riconosciuto, Venezia, Bettinelli, 1737

 SCENA XII
 
 ARPALICE sola
 
 ARPALICE
 Ah chi saprebbe mai
 d'Alceo darmi novella? Io non ho pace
 se il suo destin non so. Ma tanto affanno
 troppo i doveri eccede
970d'un grato cor! Che? D'un pastore amante
 Arpalice sarebbe! Eterni dei
 da tal viltà mi difendete. Io dunque
 germe di tanti eroi... No no; rammento
 quel che debbo a me stessa. E pur quel volto
975mi sta sempre sugli occhi. Ah chi mi toglie,
 chi la mia pace antica?
 È amore? Io nol distinguo. Alcun mel dica.
 
    So che presto ognun s'avvede
 in qual petto annidi amore;
980so che tardi ognor lo vede
 chi ricetto in sen gli dà.
 
    Son d'amor sì l'arti infide
 che ben spesso altrui deride
 chi già porta in mezzo al core
985la ferita e non lo sa. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo