Ciro riconosciuto, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA ULTIMA
 
  Aspetto esteriore di magnifico tempio dedicato a Diana, fabbricato sull’eminenza d’un colle.
 
 ASTIAGE con la spada alla mano, poi CAMBISE, indi ARPAGO, ciascuno con seguito; alfine tutti l’un doppo l’altro
 
 CORO
 
1415   Le tue selve in abbandono
 lascia, o Ciro, e vieni al trono.
 Vieni al trono, o nostro amor.
 
 ASTIAGE
 Ah crudeli! Ah spergiuri! Ov'è la fede
 dovuta al vostro re? Nessun m'ascolta?
1420M'abbandona ciascun? No, non saranno
 tutti altrove sì rei. (Vuol partire)
 CAMBISE
                                     Ferma, tiranno. (Arrestandolo)
 ASTIAGE
 Ah traditor! (In atto di difesa)
 CAMBISE
                          Voi custodite il passo; (Al suo seguito)
 e tu ragion mi rendi... (Ad Astiage)
 ASTIAGE
 Arpago, ah vieni, il tuo signor difendi.
 ARPAGO
1425Circondatelo, amici. Alfin pur sei
 empio ne' lacci miei. (Dall’altro lato con seguaci)
 ASTIAGE
                                          Tu ancora!
 ARPAGO
                                                                Io solo,
 barbaro, io sol t'uccido; a questo passo
 sappilo io ti riduco.
 ASTIAGE
                                      E tanta fede?
 E tanto zelo?
 ARPAGO
                           A chi svenasti un figlio
1430non dovevi fidarti. I torti oblia
 l'offensor, non l'offeso.
 ASTIAGE
                                            Ah indegno!
 ARPAGO
                                                                     È questa
 la pena tua.
 CAMBISE
                         La mia vendetta è questa.
 ARPAGO
 Cadi. (In atto di ferire)
 CAMBISE
               Mori crudel. (Come sopra)
 CIRO
                                        Ferma. (Trattenendo Arpago)
 MANDANE
                                                        T'arresta. (Trattenendo Cambise)
 ARPALICE
 (Che avenne!)
 MITRIDATE
                              (Che sarà?)
 MANDANE
                                                      Rifletti, o sposo...
 CIRO
1435Arpago, pensa...
 CAMBISE
                                È un barbaro. (A Mandane)
 MANDANE
                                                            È mio padre.
 ARPAGO
 È un tiranno. (A Ciro)
 CIRO
                             È il tuo re.
 CAMBISE
                                                   Punirlo io voglio.
 ARPAGO
 Vendicarmi desio.
 MANDANE
 Non fia ver.
 CIRO
                         Non sperarlo.
 ASTIAGE
                                                    Ove son io!
 ARPAGO
 Popoli, ardir; l'esempio mio seguite;
1440s'opprima l'oppressor.
 CIRO
                                            Popoli, udite.
 Qual impeto ribelle,
 qual furor vi trasporta? Ove s'intese
 che divenga il vassallo
 giudice del suo re! Giudizio indegno
1445in cui molto del reo
 il giudice è peggiore. Odiate in lui
 un parricidio e l'imitate. Ei forse
 tentollo sol; voi l'eseguite. Un dritto
 che avea sul sangue mio
1450forse Astiage abusò; voi quel che han solo
 gli dei sopra i regnanti
 pretendete usurpar. M'offrite un trono
 calpestandone prima
 la maestà. Questo è l'amor? Son questi
1455gli auspici del mio regno? Ah ritornate,
 ritornate innocenti. A terra, a terra
 l'armi sediziose. Io vi prometto
 placato il vostro re. Foste sedotti,
 lo so; vi spiace; a mille segni espressi
1460già intendo il vostro cor; già in ogni destra
 veggo l'aste tremar; leggo il sincero
 pentimento del fallo in ogni fronte.
 Perdonalo signor, per bocca mia (Ad Astiage)
 piangendo ognun tel chiede. Ognun ti giura
1465eterna fé. Se a cancellar l'orrore
 d'attentato sì rio
 v'è bisogno di sangue, eccoti il mio. (Inginocchiandosi)
 ASTIAGE
 Oh prodigio!
 MANDANE
                           Oh stupore!
 ARPAGO
 Oh virtù che disarma il mio furore! (Arpago getta la spada e tutti i congiurati l’armi)
 ASTIAGE
1470Figlio mio, caro figlio,
 sorgi, vieni al mio sen. Così punisci
 generoso i tuoi torti e l'odio mio?
 Ed io misero, ed io
 d'un'anima sì grande
1475tentai fraudar la terra! Ah vegga il mondo
 il mio rimorso almeno. Eccovi in Ciro,
 Medi, il re vostro; a lui
 cedo il serto real. Rendigli, o figlio,
 lo splendor ch'io gli tolsi. I miei deliri
1480non imitar. Quel che fec'io t'insegna
 quel che far non dovrai. De' numi amici
 al favor corrispondi;
 e il mio rossor nelle tue glorie ascondi.
 CORO
 
    Le tue selve in abbandono
1485lascia, o Ciro, e vieni al trono;
 vieni al trono, o nostro amor.
 
    Cambia in soglio il rozzo ovile,
 in real la verga umile;
 darai legge ad altro gregge;
1490anche re sarai pastor.