Ciro riconosciuto, Torino, Reale, 1757

 SCENA VIII
 
 ASTIAGE e CAMBISE in disparte
 
 ASTIAGE
 E pur dagl'inquieti
 miei seguaci timori
 parmi di respirar. Non so s'io deggia
305alla speme del colpo o alla stanchezza
 delle vegliate notti
 quel soave languor che per le vene
 dolcemente mi serpe. Ah forse a questo
 umil tetto lo deggio in cui non sanno
310entrar le abitatrici
 d'ogni soglio real cure infelici.
 
    Sciolto dal suo timor
 par che non senta il cor
 l'usato affanno.
 
315   Languidi gli occhi miei... (S’addormenta)
 
 CAMBISE
 Che veggo, amici dei! Dorme il tiranno. (Esce)
 Barbaro re, con tante furie in petto
 come puoi riposar? Vindici numi,
 quel sonno è un'opra vostra. Il sangue indegno
320da me volete; io v'ubbidisco. Ah mori. (Snudando la spada)
 ASTIAGE
 Perfido! (Sognando)
 CAMBISE
                    Aimè! Si desta. (Trattenendosi)
 ASTIAGE
                                                  Aita. (Sognando)
 CAMBISE
                                                              Ei vide
 l'acciaro balenar. (Vuol nascondersi)
 ASTIAGE
                                   Ciro m'uccide. (Sognando)
 CAMBISE
 Ciro! Parlò sognando. E cada ormai,
 cada il crudele. (In atto di ferire)