Ciro riconosciuto, Torino, Reale, 1757

 SCENA XIII
 
 ARPALICE sola
 
 ARPALICE
1395Io son fuor di me stessa. A un vil pastore
 cieca d'amor mi scopro amante; e sposa
 mi ritrovo d'un re! Gl'istessi affetti
 insuperbir mi fanno, onde poc'anzi
 arrossirmi dovea! Certo quest'alma
1400era presaga e travedea nel volto
 del finto Alceo... Che traveder? Che giova
 cercar pretesti all'imprudenza? Ad altri
 favelliamo così; ma più sinceri
 ragioniamo fra noi. Diciam più tosto
1405che d'amor non s'intende
 chi prudenza ed amore unir pretende.
 
    Chi a ritrovare aspira
 prudenza in core amante
 domandi a chi delira
1410quel senno che perdé.
 
    Chi riscaldar si sente
 a' rai d'un bel sembiante
 o più non è prudente
 o amante ancor non è. (Parte)