Ciro riconosciuto, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA III
 
 MANDANE sola
 
 MANDANE
                                Oh me infelice! Oh troppo
 verace Mitridate! Avessi, oh dio,
 creduto a' detti tuoi! Potessi almeno
 lusingarmi un momento. E come? Ah troppo
 sdegnato era Cambise;
1140troppo tempo è già scorso; e troppo nero
 è il tenor del mio fato. Ebbi il mio figlio,
 stupida! innanzi agli occhi; udii da lui
 chiamarmi madre; i violenti intesi
 moti del sangue; e nol conobbi e volli
1145ostinarmi a mio danno! Ancor lo sento
 parlar; lo veggo ancor. Povero figlio!
 Non voleva lasciarmi; il suo destino
 parea che prevedesse. Ed io tiranna...
 Ed io... Che orror! Che crudeltà! Non posso (S’alza)
1150tollerar più me stessa. Il mondo, il cielo
 sento che mi detesta; odo il consorte
 che a rinfacciar mi viene
 il parricidio suo; veggo di Ciro
 l'ombra squallida e mesta
1155che stillante di sangue... Ah dove fuggo?
 Dove m'ascondo? Un precipizio, un ferro,
 un fulmine dov'è? Mora, perisca
 questa barbara madre; e non si trovi
 chi le ceneri sue... Ma... Come?... È dunque
1160perduta ogni speranza? E non potrebbe
 giungere Arpago in tempo? Ah sì, clementi
 numi del ciel, pietosi numi, al figlio
 perdonate i miei falli. È questo nome
 forse la colpa sua, colpa ch'ei trasse
1165dalle viscere mie. No, voi non siete
 tanto crudeli. Io la giustizia vostra
 dubitandone offendo. È vivo il figlio;
 corrasi ad abbracciarlo... Ah folle! Io vado
 a perder questo ancora
1170languido di speranza ultimo raggio.
 Andiam; chi sa... Ma quello,
 che a me corre affannato,
 non è Cambise? Aimè! Son morta. È fatto
 l'orrido colpo; ha nella destra ancora
1175nudo l'acciar... Chi mi soccorre? Ah stilla
 ancor del vivo sangue... Ah fuggi... Ah parti...