Il Temistocle, Venezia, Bettinelli, 1737

 SCENA III
 
 TEMISTOCLE ed ASPASIA
 
 TEMISTOCLE
 Che fasto insano!
 ASPASIA
                                   (A queste sponde o numi
 deh non guidate il genitor).
 TEMISTOCLE
                                                     (Si cerchi
 da questa greca intanto
 qualche lume miglior). Gentil donzella
110se il ciel... (Stelle! Che volto!)
 ASPASIA
                                                       (Eterni dei!
 È il genitore o al genitor somiglia!)
 TEMISTOCLE
 Di'...
 ASPASIA
             Temistocle!
 TEMISTOCLE
                                     Aspasia!
 ASPASIA
                                                       Ah padre!
 TEMISTOCLE
                                                                            Ah figlia! (S’abbracciano)
 ASPASIA
 Fuggi.
 TEMISTOCLE
               E tu vivi?
 ASPASIA
                                   Ah fuggi
 caro mio genitor. Qual ti condusse
115maligna stella a questa reggia? Ah Serse
 vuol la tua morte; a chi ti guida a lui
 premi ha proposti... Ah non tardar, potrebbe
 scoprirti alcun.
 TEMISTOCLE
                               Mi scoprirai con questo
 eccessivo timor. Di', quando in Argo
120io ti mandai, per non lasciarti esposta
 a' tumulti guerrieri, il tuo naviglio
 non si perdé?
 ASPASIA
                            Sì; naufragò né alcuno
 campò dal mare. Io sventurata, io sola
 alla morte rapita
125con la mia libertà comprai la vita.
 TEMISTOCLE
 Come?
 ASPASIA
                 Un legno nemico all'onde... (Oh dio
 lo spavento m'agghiaccia). All'onde insane
 m'involò semiviva,
 prigioniera mi trasse a questa riva.
 TEMISTOCLE
130È noto il tuo natal?
 ASPASIA
                                     No; Serse in dono
 alla real Rossane
 mi diè non conosciuta. Oh quante volte
 ti richiamai! Con quanti voti il cielo
 stancai per rivederti! Ah non temei
135sì funesti adempiti i voti miei.
 TEMISTOCLE
 Rasserenati o figlia; assai vicini
 han fra loro i confini
 la gioia e il lutto; onde il passaggio è spesso
 opra sol d'un istante. Oggi potrebbe
140prender la nostra sorte un ordin nuovo;
 già son meno infelice or che ti trovo.
 ASPASIA
 Ma qual mi trovi? In servitù. Qual vieni?
 Solo, proscritto e fuggitivo. Ah dove,
 misero genitor, dov'è l'usato
145splendor che ti seguia? Le pompe, i servi,
 le ricchezze, gli amici... Oh ingiusti numi!
 Oh ingratissima Atene!
 E il terren ti sostiene? E oziosi ancora
 i fulmini di Giove...
 TEMISTOCLE
                                       Olà; più saggia
150regola Aspasia il tuo dolor. Mia figlia
 non è chi può lo scempio
 della patria bramar. Né un solo istante
 tollero in te sì scellerata idea.
 ASPASIA
 Quando tu la difendi ella è più rea.
 TEMISTOCLE
155Mai più...
 ASPASIA
                     Parti una volta,
 fuggi da questo ciel.
 TEMISTOCLE
                                       Di che paventi
 se ignoto a tutti?...
 ASPASIA
                                     Ignoto a tutti! E dove
 è Temistocle ignoto? Il luminoso
 carattere dell'alma in fronte impresso
160basta solo a tradirti. Oggi più fiero
 sarebbe il rischio. Un orator d'Atene
 in Susa è giunto; a' suo' seguaci, a lui
 chi potrebbe celar...
 TEMISTOCLE
                                       Dimmi; sapresti
 a che venga e chi sia?
 ASPASIA
                                          No; ma fra poco
165il re l'ascolterà. Puoi quindi ancora
 il popolo veder che già s'affretta
 al destinato loco.
 TEMISTOCLE
                                 Ognun che il brami
 andar vi può?
 ASPASIA
                             Sì.
 TEMISTOCLE
                                     Dunque resta. Io volo
 a render pago il desiderio antico
170ch'ho di mirar da presso il mio nemico.
 ASPASIA
 Ferma; misera me! Che tenti! Ah vuoi
 ch'io muoia di timor. Cambia se m'ami,
 cambia pensier. Per questa mano invitta
 che supplice e tremante
175torno a baciar, per quella patria istessa
 che non soffri oltraggiata,
 ch'ami nemica e che difendi ingrata.
 TEMISTOCLE
 Vieni al mio sen diletta Aspasia; in questi
 palpiti tuoi d'un'amorosa figlia
180conosco il cor. Non t'avvilir; la cura
 di me lascia a me stesso. Addio; l'aspetto
 della fortuna avara
 dal padre intanto a disprezzare impara.
 
    Al furor d'avversa sorte
185più non palpita e non teme
 chi s'avvezza allor che freme
 il suo volto a sostener.
 
    Scuola son d'un'alma forte
 l'ire sue le più funeste,
190come i nembi e le tempeste
 son la scuola del nocchier. (Parte)