Il Temistocle, Venezia, Bettinelli, 1737

 SCENA III
 
 SERSE, poi ROSSANE, indi SEBASTE
 
 SERSE
 È ver che opprime il peso
650d'un diadema real, che mille affanni
 porta con sé; ma quel poter de' buoni
 il merto sollevar, dal folle impero
 della cieca fortuna
 liberar la virtù, render felice
655chi non l'è, ma n'è degno, è tal contento
 che di tutto ristora,
 ch'empie l'alma di sé, che quasi agguaglia,
 se tanto un uom presume,
 il destin d'un monarca a quel d'un nume.
660Parmi esser tal da quel momento in cui
 Temistocle acquistai. Ma il grande acquisto
 assicurar bisogna. Aspasia al trono
 voglio innalzar. La sua virtù n'è degna,
 il sangue suo, la sua beltà. Difenda
665così nel soglio mio de' suoi nepoti
 Temistocle il retaggio e sia maggiore
 fra' legami del sangue il nostro amore.
 Pur d'Aspasia io vorrei
 prima i sensi saper. Già per mio cenno
670andò Sebaste ad esplorargli; e ancora
 tornar nol veggo. Eccolo forse... Oh stelle!
 È Rossane. S'eviti. (Volendo partire)
 ROSSANE
                                      Ove t'affretti
 signor? Fuggi da me?
 SERSE
                                          No; in altra parte
 grave cura mi chiama.
 ROSSANE
                                            E pur fra queste
675tue gravi cure avea Rossane ancora
 luogo una volta.
 SERSE
                                Or son più grandi.
 ROSSANE
                                                                    È vero;
 lo comprendo ancor io. Veggo di quanto
 Temistocle le accrebbe. È ben ragione
 che un ospite sì degno
680occupi tutto il cor di Serse. E poi
 è confuso il tuo core,
 né mi fa meraviglia,
 fra' meriti del padre e...
 SERSE
                                              Principessa
 addio.
 ROSSANE
               Senti. Ah crudel.
 SERSE
                                                (Si disinganni
685la sua speranza). Odi Rossane; è tempo
 ch'io ti spieghi una volta i miei pensieri.
 Sappi...
 SEBASTE
                  Signor di nuovo
 chiede il greco orator che tu l'ascolti.
 SERSE
 Che? Non partì!
 SEBASTE
                                 No; seppe
690che Temistocle è in Susa e grandi offerte
 farà per ottenerlo.
 SERSE
                                    Or troppo abusa
 della mia tolleranza. Udir nol voglio;
 parta; ubbidisca. (Sebaste s’incammina)
 ROSSANE
                                   (È amor quell'ira).
 SERSE
                                                                       Ascolta. (A Sebaste)
 Meglio pensai. Va', l'introduci. Io voglio
695punirlo in altra guisa. (Parte Sebaste)
 ROSSANE
                                           I tuoi pensieri
 spiegami alfin.
 SERSE
                               Tempo or non v'è. (Volendo partire)
 ROSSANE
                                                                  Prometti
 pria con me di spiegarti
 e poi crudel non mi rispondi e parti!
 SERSE
 
    Quando parto e non rispondo,
700se comprendermi pur sai,
 tutto dico il mio pensier.
 
    Il silenzio è ancor facondo
 e talor si spiega assai
 chi risponde con tacer. (Parte)