Temistocle, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA III
 
 SERSE, poi ROSSANE; indi SEBASTE
 
 SERSE
 È ver che opprime il peso
650d'un diadema real, che mille affanni
 porta con sé; ma quel poter de' buoni
 il merto sollevar, dal folle impero
 della cieca fortuna
 liberar la virtù, render felice
655chi non l'è, ma n'è degno, è tal contento
 che di tutto ristora,
 ch'empie l'alma di sé, che quasi agguaglia,
 se tanto un uom presume,
 il destin d'un monarca a quel d'un nume.
660Parmi esser tal da quel momento in cui
 Temistocle acquistai. Ma il grande acquisto
 assicurar bisogna. Aspasia al trono
 voglio innalzar; la sua virtù n'è degna,
 il sangue suo, la sua beltà. Difenda
665così nel soglio mio de' suoi nipoti
 Temistocle il retaggio; e sia maggiore
 fra' legami del sangue il nostro amore.
 Pur d'Aspasia io vorrei
 prima i sensi saper. Già per mio cenno
670andò Sebaste ad esplorarli; e ancora
 tornar nol veggo. Eccolo forse... Oh stelle,
 è Rossane! Si eviti. (Partendo)
 ROSSANE
                                       Ove t'affretti,
 signor? Fuggi da me?
 SERSE
                                          No; in altra parte
 grave cura mi chiama.
 ROSSANE
                                            E pur fra queste
675tue gravi cure avea Rossane ancora
 luogo una volta.
 SERSE
                                Or son più grandi.
 ROSSANE
                                                                    È vero;
 lo comprendo ancor io; veggo di quanto
 Temistocle le accrebbe. È ben ragione
 che un ospite sì degno
680occupi tutto il cor di Serse. E poi
 è confuso il tuo core,
 né mi fa meraviglia,
 fra' meriti del padre e...
 SERSE
                                              Principessa,
 addio.
 ROSSANE
               Senti. Ah crudel!
 SERSE
                                                (Si disinganni
685la sua speranza). Odi, Rossane; è tempo
 ch'io ti spieghi una volta i miei pensieri.
 Sappi...
 SEBASTE
                  Signor, di nuovo
 chiede il greco orator che tu l'ascolti.
 SERSE
 Che! Non partì?
 SEBASTE
                                 No. Seppe
690che Temistocle è in Susa e grandi offerte
 farà per ottenerlo.
 SERSE
                                    Or troppo abusa
 della mia tolleranza. Udir nol voglio;
 parta; ubbidisca. (Sebaste s’incammina)
 ROSSANE
                                   (È amor quell'ira).
 SERSE
                                                                       Ascolta; (A Sebaste)
 meglio pensai. Va', l'introduci. Io voglio
695punirlo in altra guisa. (Parte Sebaste)
 ROSSANE
                                           I tuoi pensieri
 spiegami alfin.
 SERSE
                               Tempo or non v'è. (Volendo partire)
 ROSSANE
                                                                  Prometti
 pria con me di spiegarti
 e poi, crudel, non mi rispondi e parti!
 SERSE
 
    Quando parto e non rispondo,
700se comprendermi pur sai,
 tutto dico il mio pensier.
 
    Il silenzio è ancor facondo;
 e talor si spiega assai
 chi risponde col tacer. (Parte)