Didone abandonata, Napoli, Ricciardo, 1724

 SCENA XIX
 
 IARBA con guardie e detti
 
 IARBA
 Fermati.
 DIDONE
                    (O dei).
 IARBA
                                     Dove così smarrita?
1485Forse al fedel troiano
 corri a stringer la mano?
 Va' pure, affretta il piede,
 che al talamo reale ardon le tede.
 DIDONE
 Lo so, questo è il momento
1490delle vendette tue. Sfoga il tuo sdegno,
 or ch'ogn'altro sostegno il ciel mi fura.
 IARBA
 Già ti difende Enea, tu sei sicura.
 DIDONE
 Alfin sarai contento.
 Mi volesti infelice, eccomi sola,
1495tradita, abandonata,
 senz'Enea, senz'amici e senza regno.
 Timida mi volesti. Ecco Didone,
 già sì fastosa e fiera, a Iarba accanto
 alfin discesa alla viltà del pianto.
1500Vuoi di più? Via crudel passami il core,
 è rimedio la morte al mio dolore.
 IARBA
 (Cedono i sdegni miei).
 SELENE
 (Giusti numi pietà).
 OSMIDA
                                        (Soccorso o dei).
 IARBA
 E pur Didone, e pure
1505sì barbaro non son qual tu mi credi.
 Del tuo pianto ho pietà, meco ne vieni.
 L'offese io ti perdono
 e mia sposa ti guido al letto e al trono.
 DIDONE
 Io sposa d'un tiranno,
1510d'un empio, d'un crudel, d'un traditore
 che non sa che sia fede,
 non conosce dover, non cura onore!
 S'io fossi così vile
 saria giusto il mio pianto;
1515no, la disgrazia mia non giunse a tanto.
 IARBA
 In sì misero stato insulti ancora?
 Olà, miei fidi andate,
 s'accrescano le fiamme. In un momento
 si distrugga Cartago e non vi resti
1520orma d'abitator che la calpesti. (Partono due comparse)
 SELENE
 Pietà del nostro affanno. (A Didone)
 IARBA
 Or potrai con ragion dirmi tiranno.
 
    Cadrà fra poco in cenere
 il tuo nascente impero
1525e ignota al passaggiero
 Cartagine sarà.
 
    Se a te del mio perdono
 meno è la morte acerba,
 non meriti superba
1530soccorso né pietà. (Parte)