Temistocle, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA IX
 
 SERSE, SEBASTE, ROSSANE e poi ASPASIA
 
 ROSSANE
 Serse, io lo credo appena...
 SERSE
                                                   Ah principessa,
935chi crederlo potea? Nella mia reggia,
 a tutto il mondo in faccia,
 Temistocle m'insulta. Atene adora,
 se ne vanta; e per lei
 l'amor mio vilipende e i doni miei.
 ROSSANE
940(Torno a sperar). Chi sa? Potrà la figlia
 svolgerlo forse.
 SERSE
                              Eh che la figlia e il padre
 son miei nemici. È naturale istinto
 l'odio per Serse ad ogni greco. Io voglio
 vendicarmi d'entrambi.
 ROSSANE
945(Felice me!) Della fedel Rossane
 tutti non hanno il cor.
 SERSE
                                          Lo veggo e quasi
 del passato arrossisco.
 ROSSANE
                                           E pure io temo
 che, se Aspasia a te viene...
 SERSE
                                                    Aspasia! Ah tanto
 non ardirà.
 ASPASIA
                        Pietà, signor.
 ROSSANE
                                                  Lo vedi (Piano a Serse)
950se tanto ardì? Non ascoltarla.
 SERSE
                                                       Udiamo (Piano a Rossane)
 che mai dirmi saprà.
 ASPASIA
                                         Salvami, o Serse,
 salvami il genitor. Donalo, oh dio,
 al tuo cor generoso, al pianto mio!
 SERSE
 (Che bel dolor!)
 ROSSANE
                                (Temo l'assalto).
 SERSE
                                                                E vieni
955tu grazie ad implorar? Tu che d'ogni altro
 forse più mi disprezzi?
 ASPASIA
                                             Ah no; t'inganni;
 fu rossor quel rifiuto. Il mio rossore
 un velo avrà, se il genitor mi rendi;
 sarà tuo questo cor.
 ROSSANE
                                      (Fremo).
 SERSE
                                                         E degg'io
960un ingrato soffrir che i miei nemici
 ama così?
 ASPASIA
                      No; chiedo men. Sospendi
 sol per poco i tuoi sdegni; ad ubbidirti
 forse indurlo potrò. Mel nieghi? Oh dei,
 nacqui pure infelice! Ancor da Serse
965niun partì sconsolato; io son la prima
 che lo prova crudel! No, non lo credo;
 possibile non è. Questo rigore
 è in te stranier; ti costa forza. Ostenti
 fra la natia pietà l'ira severa;
970ma l'ira è finta e la pietade è vera.
 Ah sì, mio re, cedi al tuo cor; seconda
 i suoi moti pietosi e la mia speme;
 o me spirar vedrai col padre insieme.
 SERSE
 Sorgi. (Che incanto!)
 ROSSANE
                                         (Ecco, delusa io sono).
 SERSE
975Fa' che il padre ubbidisca e gli perdono.
 
    Di' che a sua voglia eleggere
 la sorte sua potrà;
 di' che sospendo il fulmine
 ma nol depongo ancor,
 
980   che pensi a farsi degno
 di tanta mia pietà,
 che un trattenuto sdegno
 sempre si fa maggior. (Parte col seguito de’ satrapi e le guardie)