Temistocle, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA III
 
 NEOCLE, ASPASIA e detto
 
 NEOCLE
 Oh caro padre!
 ASPASIA
                               Oh amato
 mio genitore!
 NEOCLE
                            È dunque ver che a Serse
 viver grato eleggesti?
 ASPASIA
                                          È dunque vero
 che sentisti una volta
1095pietà di noi, pietà di te?
 TEMISTOCLE
                                               Tacete
 e ascoltatemi entrambi. È noto a voi
 a qual esatta ubbidienza impegni
 un comando paterno?
 NEOCLE
                                           È sacro nodo.
 ASPASIA
 È inviolabil legge.
 TEMISTOCLE
                                    E ben, v'impongo
1100celar quanto io dirò, finché l'impresa
 risoluta da me non sia matura.
 NEOCLE
 Pronto Neocle il promette.
 ASPASIA
                                                  Aspasia il giura.
 TEMISTOCLE
 Dunque sedete e di coraggio estremo (Siede)
 date prova in udirmi.
 NEOCLE
                                          (Io gelo). (Siedono Neocle ed Aspasia)
 ASPASIA
                                                             (Io tremo).
 TEMISTOCLE
1105L'ultima volta è questa,
 figli miei, ch'io vi parlo. Infin ad ora
 vissi alla gloria; or, se più resto in vita,
 forse di tante pene
 il frutto perderei; morir conviene.
 ASPASIA
1110Ah che dici!
 NEOCLE
                         Ah che pensi!
 TEMISTOCLE
                                                    È Serse il mio
 benefattor, patria la Grecia. A quello
 gratitudine io deggio,
 a questa fedeltà. Si oppone all'uno
 l'altro dovere; e, se di loro un solo
1115è da me violato,
 o ribelle divengo o sono ingrato.
 Entrambi questi orridi nomi io posso
 fuggir morendo. Un violento ho meco
 opportuno velen...
 ASPASIA
                                    Come! Ed a Serse
1120andar non promettesti?
 TEMISTOCLE
                                              E in faccia a lui
 l'opra compir si vuol.
 NEOCLE
                                         Sebaste afferma
 che a giurar tu verrai...
 TEMISTOCLE
                                             So ch'ei lo crede
 e mi giova l'error. Con questa speme
 Serse m'ascolterà. La Persia io bramo
1125spettatrice al grand'atto; e di que' sensi,
 che per Serse ed Atene in petto ascondo,
 giudice io voglio e testimonio il mondo.
 NEOCLE
 (Oh noi perduti!)
 ASPASIA
                                   (Oh me dolente!) (Piangono)
 TEMISTOCLE
                                                                     Ah figli,
 qual debolezza è questa! A me celate
1130questo imbelle dolor. D'esservi padre
 non mi fate arrossir. Pianger dovreste,
 s'io morir non sapessi.
 ASPASIA
                                            Ah, se tu mori,
 noi che farem?
 NEOCLE
                               Chi resta a noi?
 TEMISTOCLE
                                                              Vi resta
 della virtù l'amore,
1135della gloria il desio,
 l'assistenza del ciel, l'esempio mio.
 ASPASIA
 Ah padre...
 TEMISTOCLE
                        Udite. Abbandonarvi io deggio
 soli, in mezzo a' nemici,
 in terreno stranier, senza i sostegni
1140necessari alla vita e delle umane
 instabili vicende
 non esperti abbastanza; onde, il preveggo,
 molto avrete a soffrir. Siete miei figli;
 rammentatelo e basta. In ogni incontro
1145mostratevi con l'opre
 degni di questo nome. I primi oggetti
 sian de' vostri pensieri
 l'onor, la patria e quel dovere a cui
 vi chiameran gli dei. Qualunque sorte
1150può farvi illustri; e può far uso un'alma
 d'ogni nobil suo dono
 fra le selve così come sul trono.
 Del nemico destino
 non cedete agl'insulti; ogni sventura
1155insoffribil non dura,
 soffribile si vince. Alle bell'opre
 vi stimoli la gloria,
 non la mercé. Vi faccia orror la colpa,
 non il castigo. E se giammai costretti
1160vi trovaste dal fato a un atto indegno,
 v'è il cammin d'evitarlo; io ve l'insegno. (S’alza)
 NEOCLE
 Deh non lasciarne ancora.
 ASPASIA
                                                  Ah padre amato, (S’alzano)
 dunque mai più non ti vedrò?
 TEMISTOCLE
                                                         Tronchiamo
 questi congedi estremi. È troppo, o figli,
1165troppo è tenero il passo; i nostri affetti
 potrebbe indebolir. Son padre anch'io
 e sento alfin... Miei cari figli, addio. (Gli abbraccia)
 
    Ah frenate il pianto imbelle;
 non è ver, non vado a morte;
1170vo del fato, delle stelle,
 della sorte a trionfar.
 
    Vado il fin de' giorni miei
 ad ornar di nuovi allori;
 vo di tanti miei sudori
1175tutto il frutto a conservar. (Parte)