Zenobia, Vienna, van Ghelen, 1737

 SCENA IX
 
 TIRIDATE solo
 
 TIRIDATE
 È Zenobia, è Zenobia. Il volto, il ciglio,
 la voce, i moti io ben conobbi. Ormai
 dubbitarne è follia. Ma perché fugge
355dal suo fedel? Perché severa impone
 ch'io non l'abbia a seguir? Come s'accorda
 sì rigido comando
 col suo tenero amor? Forse è altra ninfa
 simile a lei. Di sì bell'opra forse
360s'invaghì, si compiacque
 e in due l'idea ne replicò natura.
 No; begli occhi amorosi
 siete quei del mio ben. Chi mai potrebbe
 i tumulti ch'io sento
365risvegliarmi nel cor? Non diè quest'alma
 tanto dominio in sugli affetti suoi
 care luci adorate altro che a voi.
 
    Vi conosco amate stelle
 a que' palpiti d'amore
370che svegliate nel mio sen.
 
    Non m'inganno; siete quelle;
 n'ho l'immagine nel core.
 Né sareste così belle
 se non foste del mio ben. (Parte)
 
 Fine dell’atto primo
 
  Siegue ballo di silvani e driadi che escono dagli tronchi delle quercie.