Zenobia, Vienna, van Ghelen, 1737

 SCENA II
 
 ZENOBIA ed EGLE
 
 ZENOBIA
 Vanne, cercalo amica,
430guidalo a me. Conoscerai lo sposo
 a' segni ch'io ti diedi. Infin che torni
 me asconderà la tua capanna. Io tremo
 d'incontrarmi di nuovo
 con Tiridate; il primo assalto insegna
435il secondo a fuggir.
 EGLE
                                     Degna di scusa
 veramente è chi l'ama. Io mai non vidi
 più amabili sembianze.
 ZENOBIA
                                              Ove il vedesti?
 EGLE
 Poc'anzi in lui m'avvenni. Ei che a ciascuno
 di te chiede novelle
440a me pur ne richiese.
 ZENOBIA
                                          E tu?
 EGLE
                                                       Rimasi
 stupida ad ammirarlo. I dolci sguardi,
 la favella gentil...
 ZENOBIA
                                  Questo io non chiedo
 Egle da te; non risvegliar con tante
 insidiose lodi
445la guerra nel mio cor. Dimmi se a lui
 scopristi la mia sorte.
 EGLE
                                          Il tuo divieto
 mi rammentai. Nulla gli dissi.
 ZENOBIA
                                                         Or vanne,
 torna a me col mio sposo; e cauta osserva
 se Tiridate incontri
450la legge di tacer.
 EGLE
                                 Volendo ancora
 tradirti non potrei;
 son muti a lui vicino i labbri miei.
 
    Ha negli occhi un tale incanto,
 che a quest'alma affatto è nuovo,
455che se accanto a lui mi trovo
 non ardisco favellar.
 
    Ei dimanda, io non rispondo;
 m'arrossisco; mi confondo;
 parlar credo e poi m'avvedo
460che comincio a sospirar. (Parte)