Zenobia, Vienna, van Ghelen, 1737

 SCENA IV
 
 RADAMISTO ed EGLE
 
 RADAMISTO
560Oh dio non ingannarmi
 cortese pastorella. Il farsi giuoco
 degl'infelici è un barbaro diletto
 troppo indegno di te.
 EGLE
                                         No, non t'inganno,
 vive la sposa tua. Trafitta il seno
565io dall'onde la trassi e con periglio
 di perir seco.
 RADAMISTO
                           Oh amabil ninfa! Oh mio
 nume liberator! Dunque si trova
 tanta pietà ne' boschi? Ah sì; la vera
 virtù qui alberga; il cittadino stuolo
570sol la spoglia ha di quella o il nome solo.
 EGLE
 Attendimi, siam giunti;
 vado Zenobia ad avvertir. (Entra nella capanna)
 RADAMISTO
                                                  M'affretto
 impaziente a rivederla; e tremo
 di presentarmi a lei. M'accende amore,
575il rimorso m'agghiaccia.
 EGLE
                                               In altra parte (Tornando)
 Zenobia andò. Non la ritrovo.
 RADAMISTO
                                                        Oh dei!
 EGLE
 Non ti smarrir, ritornerà. Va in traccia
 forse di noi.
 RADAMISTO
                         No, m'abborrisce; evita
 d'incontrarsi con me. Non la condanno,
580è giusto l'odio suo. Minor castigo
 Egle non meritai.
 EGLE
                                   Zenobia odiarti!
 Abborrirti Zenobia! Ah mal conosci
 la sposa tua. Questo timore oltraggia
 la più fedel consorte
585di quante mai qualunque età n'ammira.
 Te cerca, te sospira,
 non trema che per te. Difende, adora
 fin la tua crudeltà. Chi crede a lei
 condannarti non osa,
590la man che la ferì chiama pietosa.
 RADAMISTO
 Deh corriamo a cercarla. a' piedi suoi
 voglio morir d'amore,
 di pentimento e di rossor.
 EGLE
                                                  La perdi
 forse, se t'allontani.
 RADAMISTO
                                      Intanto almeno
595va' tu per me. Deh non tardar. Perdona
 l'intolleranza mia. Sospiro un bene
 ch'io so quanti mi costi e pianti e pene.
 EGLE
 
    Oh che felici pianti!
 che amabile martir!
600pur che si possa dir:
 «Quel core è mio».
 
    Di due bell'alme amanti
 un'alma allor si fa,
 un'alma che non ha
605che un sol desio. (Parte)