Zenobia, Vienna, van Ghelen, 1737

 SCENA V
 
 RADAMISTO, poi ZOPIRO con seguaci
 
 RADAMISTO
 Oh generosa, oh degna
 di men barbaro sposo
 principessa fedel! Chi udì? Chi vide
 maggior virtù? Voi che oscurar vorreste
610con maligne ragioni
 la gloria feminil, ditemi adesso,
 gli eroi del nostro sesso
 san far di più? No. Di virtù capaci
 donne felici al par di noi non solo
615formovvi amico il ciel; ma vi distinse
 col pregio di beltà. Pregio che ancora
 l'istessa invidia a suo dispetto adora.
 Voi compagne fareste
 l'altrui felicità; ma l'uom tiranno
620suddite vi pretende. Egli del vostro
 docil genio s'abusa. Inique leggi
 v'impone a suo piacer. Calunnie inventa;
 debitrici vi fa de' falli suoi;
 e quel che approva in sé condanna in voi.
 ZOPIRO
625(Eccolo. Fra quell'ombre (a’ seguaci)
 celatevi, o compagni. All'opra. Or frema
 quel cor di gelosia). Principe e dove
 t'aggiri mai? Così m'attendi?
 RADAMISTO
                                                        Ah vieni,
 de' miei prosperi eventi
630vieni a goder. La mia Zenobia...
 ZOPIRO
                                                            È in vita,
 lo so.
 RADAMISTO
             Lo sai?
 ZOPIRO
                             Così mi fosse ignoto.
 RADAMISTO
 Perché?
 ZOPIRO
                  Perché... Non lo cercar. Di lei
 scordati Radamisto. È poco degna
 dell'amor tuo.
 RADAMISTO
                             Ma la cagion?
 ZOPIRO
                                                        Che giova
635affliggerti signor.
 RADAMISTO
                                   Parla; m'affliggi
 più col tacer.
 ZOPIRO
                           Ti lagneresti...
 RADAMISTO
                                                       Oh dio!
 Mi fai morir.
 ZOPIRO
                           Dunque ubbidisco. Or ora
 un pastor m'incontrò. Parto cred'io
 l'incauto mi suppose e a Tiridate
640mi pregò di guidarlo. Io d'esser quello
 destro mi fingo e il credulo mi dice
 che Zenobia l'invia, che a me soccorso
 chiede contro di te, che il tuo furore
 è a lei fatal per mia cagion, che i suoi
645casi a narrarmi ella verrà fra poco
 in loco ascoso; e mi prescrisse il loco.
 RADAMISTO
 No Zopiro; è menzogna, io non lo credo.
 Accusarmi Zenobia! Al mio rivale
 chieder mercé? No... Ma che fa? Non veggo
650Egle né lei. Questa tardanza... Oh dio
 non vorrei dubitarne. Ah Tiridate
 era la fiamma sua. L'amò l'ingrata
 più di sé stessa; ed un amor primiero
 tanto s'imprime... Ah che purtroppo è vero.
 ZOPIRO
655Chi creduto l'avria.
 RADAMISTO
                                      Vedi a qual segno
 son le donne incostanti. Andate adesso,
 offrite pure incensi
 miseri adoratori a queste ingrate
 barbare deità; dite che sono
660il vostro ben, la gioia vostra; ad esse
 sacrificate i giorni,
 i riposi, i pensieri; ecco infelici,
 eccovi la mercé. Stupidi! E noi
 non sappiamo abborrirle! E a che donarci
665o dei senno e valor, se al fianco abbiamo
 chi fa inutile il dono. Oh fortunati
 voi primi abitatori
 dell'arcadi foreste,
 s'è pur ver che da' tronchi al dì nasceste.
 ZOPIRO
670Partiam signor, credi a Zopiro, obblia
 questa infedel.
 RADAMISTO
                              Sì partirò; ma prima
 il mio rival corro a svenar.
 ZOPIRO
                                                  Che speri!
 In mezzo a' suoi guerrieri
 vano è tentarlo. In solitario loco
675a nome di Zenobia un finto messo
 meglio fia che il conduca.
 RADAMISTO
                                                 È ver. Ma forse
 nol crederebbe. Un segno almen... Sì; prendi
 quest'anel di Zenobia. A lei partendo
 il donò Tiridate; ed essa il giorno
680de' fatali imenei, quasi volesse
 depor del primo amore
 affatto ogni memoria, a me lo diede.
 Falso pegno di fede
 se fummi allor, fido istromento adesso
685sia di vendetta.
 ZOPIRO
                               (Oh sorte amica!) Attendi
 alla solita valle e della trama
 a me lascia il governo.
 RADAMISTO
 Ricordati ch'ho in sen tutto l'inferno.
 
    Non respiro che rabbia e veleno,
690ho d'Aletto le faci nel seno,
 di Megera le serpi nel cor.
 
    No; d'affanno quest'alma non geme
 ma delira, ma smania, ma freme,
 tutta immersa nel proprio furor. (Parte)