Zenobia, Vienna, van Ghelen, 1737

 SCENA VII
 
 EGLE e MITRANE
 
 EGLE
 Povero prence. Oh quanta
1010pietà sento di lui! Qual pena io provo
 nel vederlo penar! Quel dolce aspetto,
 quel girar di pupille,
 quel soave parlar, del suo tormento
 chiama a parte ogni cor. Sì degno amante
1015merita miglior sorte. Oh s'io potessi
 renderlo più felice.
 MITRANE
                                      Assai pietosa
 Egle mi sembri. Ei di pietade è degno;
 ma la pietà che mostri eccede il segno.
 
    Pastorella io giurerei
1020o che avvampi o manca poco.
 Hai negli occhi un certo foco
 che non spira crudeltà.
 
    Forse amante ancor non sei
 ma d'amor non sei nemica,
1025che d'amor benché pudica
 messaggiera è la pietà. (Parte)