Zenobia, Vienna, van Ghelen, 1737

 SCENA X
 
 ZENOBIA e detti
 
 ZENOBIA
 Principe...
 TIRIDATE
                      Il grande arcano,
1070lode al ciel, si scoperse. Alfin palese
 è pur de' torti miei
 la sublime cagion. Parla; che vuoi?
 Non t'arrossir. Di Radamisto il merto
 scusa l'infedeltà. Libero il chiedi?
1075Lo brami sposo? Ho d'apprestar le tede
 al felice imeneo?
 ZENOBIA
                                  Signor...
 TIRIDATE
                                                    Tiranna!
 Barbara! Menzogniera! Il premio è questo
 del tenero amor mio? Così tradirmi?
 E per chi giusti dei! Per chi d'un padre
1080ti privò fraudolento e poi...
 ZENOBIA
                                                   T'inganni;
 mentì la fama.
 MITRANE
                              È ver; da Farasmane (A Tiridate)
 il colpo venne. Il perfido Zopiro
 morendo il palesò.
 ZENOBIA
                                     Vedi se a torto...
 TIRIDATE
 Taci. Il tuo amor per Radamisto accusi
1085mentre tanto il difendi.
 ZENOBIA
                                              È vero, io l'amo,
 non pretendo celarlo. Il suo periglio
 qui mi conduce. A liberarlo io vengo,
 vengo a chiederlo a te; ma reco il prezzo
 della sua libertà. D'Armenia il soglio
1090m'offre Roma di nuovo. In mio soccorso
 già le schiere latine
 mossero dalla Siria. Al soglio istesso
 te pur chiaman gli Armeni. Io se tu vuoi
 secondo il lor disegno;
1095rendimi Radamisto, abbiti il regno.
 TIRIDATE
 Per un novello amante
 invero il sacrificio è generoso.
 ZENOBIA
 Ma eccessivo non è per uno sposo.
 TIRIDATE
 Sposo!
 ZENOBIA
                Appunto.
 TIRIDATE
                                    Ed è vero? E un tal segreto
1100mi si cela finor?
 ZENOBIA
                                 Contro il consorte
 dubbitai d'irritarti; il tuo temei
 giusto dolor; non mi sentia capace
 d'esserne spettatrice; e almen da lungi...
 TIRIDATE
 O instabile! O crudele!
1105O ingratissima donna! A chi fidarsi?
 A chi creder Mitrane? È tutto inganno
 quanto s'ascolta e vede;
 Zenobia mi tradì; non v'è più fede.
 ZENOBIA
 Non son io Tiridate
1110quella che ti tradì; fu il ciel nemico,
 fu il comando d'un padre. Io non so dirti
 se timore o speranza
 cambiar lo fe'; so che partisti; e ad altro
 sposo mi destinò.
 TIRIDATE
                                   Né tu potevi...
 ZENOBIA
1115Che potevo infelice? «E regno e vita
 e onor» mi disse «a conservarmi o figlia
 ecco l'unica strada». Or di'; che avresti
 saputo far tu nel mio caso?
 TIRIDATE
                                                   Avrei
 saputo rimaner di vita privo.
 ZENOBIA
1120Io feci più; t'ho abbandonato; e vivo.
 Non giovava la morte
 che a far breve il mio duol. Te ucciso avrei,
 disubbidito il padre.
 TIRIDATE
                                         I nuovi lacci
 però non ti son gravi. Assai t'affanni
1125per salvar Radamisto. Egli ha saputo
 lusingare il tuo cor. Fu falso, il vedo,
 che svenarti ei tentò.
 ZENOBIA
                                         Fu ver. Ma questo
 non basta a render gravi i miei legami.
 TIRIDATE
 Non basta?
 ZENOBIA
                        No.
 TIRIDATE
                                  Fu dunque vero; e l'ami?
1130E l'ami a questo segno
 che m'offri per salvarlo in prezzo un regno?
 ZENOBIA
 Sì Tiridate; e s'io facessi meno
 tradirei la mia gloria,
 l'onor degli avi miei,
1135l'obbligo di consorte, i santi numi
 che fur presenti all'imeneo, te stesso,
 te prence io tradirei. Dove sarebbe
 quell'anima innocente,
 quel puro cor che in me ti piacque? Indegna
1140dimmi allor non sarei d'averti amato?
 TIRIDATE
 Quanta, ahi quanta virtù m'invola il fato!
 ZENOBIA
 Deh, s'è pur ver che nasca
 da somiglianza amor, perché combatti
 col tuo dolor questa virtù? L'imita,
1145la supera signor. Tu il puoi; conosco
 dell'alma tua tutto il valor. Lasciamo
 le vie de' vili amanti. Emula accenda
 fiamma di gloria i nostri petti. Un vero
 contento avrem nel rammentar di quanto
1150fummo capaci; e apprenderà la terra
 che nato in nobil core
 frutti sol di virtù produce amore.
 TIRIDATE
 Corri, vola Mitrane, a noi conduci
 libero Radamisto. Oh come volgi
1155gran donna a tuo piacer gli altrui desiri!
 Un'altra ecco m'inspiri
 specie d'ardor che il primo estingue. Invidio
 già il tuo gran cor; bramo emularlo; ho sdegno
 di seguirti sì tardo; altro mi trovo
1160da quel che fui. Non t'amo più; t'ammiro,
 ti rispetto, t'adoro; e se pur t'amo,
 della tua gloria amante,
 dell'onor tuo geloso,
 imitator de' puri tuoi costumi,
1165t'amo come i mortali amano i numi.
 ZENOBIA
 Grazie o dei protettori; or più nemici
 non ha la mia virtù. Vinsi il più forte
 ch'era il pensier del tuo dolor. Va', regna
 prence per me; ne sei ben degno.
 TIRIDATE
                                                               Ah taci;
1170non m'offender così. Prezzo io non chiedo
 cedendo la cagion del mio bel foco.
 E se prezzo chiedessi, un regno è poco.