Zenobia, Venezia, Bettinelli, 1745

 SCENA PRIMA
 
  Fondo sassoso di cupa e oscura valle, orrida per le scoscese rupi che la circondano e per le foltissime piante che le sovrastano.
 
 RADAMISTO dormendo sopra un sasso e ZOPIRO che attentamente l’osserva
 
 ZOPIRO
 No, non m'inganno; è Radamisto. Oh come
 secondano le stelle
 le mie ricerche! Io ne vo in traccia; e 'l caso
 solo, immerso nel sonno, in parte ignota
5l'espone a' colpi miei. Non si trascuri
 della sorte il favor. Mora. L'impone
 l'istesso padre suo. Rival nel trono
 ei l'odia, io nell'amor. Servo in un punto
 al mio sdegno e al mio re. (In atto di snudar la spada)
 RADAMISTO
                                                  Lasciami in pace. (Sognando)
 ZOPIRO
10Si desta. Ah sorte ingrata!
 Fingiam.
 RADAMISTO
                    Lasciami in pace, ombra onorata. (Si desta)
 ZOPIRO
 Numi! (Fingendo non averlo veduto)
 RADAMISTO
                 Stelle, che miro!
 ZOPIRO
 Radamisto?
 RADAMISTO
                         Zopiro? (Si leva)
 ZOPIRO
                                          Oh prence invitto,
 gloria del suol natio,
15cura de' numi, amor dell'Asia e mio!
 Ed è pur ver ch'io ti rivegga? Ah lascia
 che mille volte io baci
 quella destra real.
 RADAMISTO
                                    Qual tua sventura
 fra questi orridi sassi
20quasi incogniti al sol guida i tuoi passi?
 ZOPIRO
 Dell'empio Farasmane
 fuggo il furor.
 RADAMISTO
                            Non l'oltraggiar. Rammenta
 ch'è tuo re, ch'è mio padre. E di qual fallo
 ti vuol punir?
 ZOPIRO
                            D'esserti amico.
 RADAMISTO
                                                            È giusto;
25tutti abborrir mi denno. Io, lo confesso,
 son l'orror de' viventi e di me stesso.
 ZOPIRO
 Sventurato e non reo, signor, tu sei;
 mi son noti i tuoi casi.
 RADAMISTO
                                           Oh quanto ignori
 della storia funesta!
 ZOPIRO
                                       Io so che tutta
30sollevata è l'Armenia e che ti crede
 uccisor del suo re. Ma so che venne
 il colpo fraudolento
 dal padre tuo, ch'ei rovesciò l'accusa
 sopra di te, che di Zenobia...
 RADAMISTO
                                                      Ah taci.
 ZOPIRO
35Perché?
 RADAMISTO
                  Con questo nome
 l'anima mi trafiggi.
 ZOPIRO
                                       Era altre volte
 pur la delizia tua; so che in isposa
 la bramasti...
 RADAMISTO
                           E l'ottenni. Ah fui di tanto
 tesoro possessor. Ma... Oh dio!
 ZOPIRO
                                                          Tu piangi!
40La perdesti? Dov'è? Parla; qual fato
 sì bei nodi ha divisi?
 RADAMISTO
 Ah Zopiro, ella è morta ed io l'uccisi.
 ZOPIRO
 Giusti numi! E perché?
 RADAMISTO
                                              Perché giammai
 mostro il suol non produsse
45più barbaro di me. Perché non seppi
 del geloso furor gl'impeti insani
 mai raffrenar.
 ZOPIRO
                             Nulla io comprendo.
 RADAMISTO
                                                                    Ascolta.
 Da' sollevati armeni
 creduto traditor, sai già che astretto
50fui poc'anzi a fuggir. Lungo l'Arasse
 presi il cammin. La mia Zenobia, oh troppo
 virtuosa consorte! ad ogni costo
 volle meco venir; ma poi del lungo
 precipitoso corso
55al disagio non resse. A poco a poco
 perdea vigor. Stanca, anelante, oppressa
 già tardi mi seguia; già de' feroci
 persecutori il calpestio frequente
 mi cresceva alle spalle. «Io manco, o sposo»
60mi dice alfin «salva te sol; ma prima
 aprimi il seno e non lasciarmi esposta
 all'ire altrui». Figurati il mio stato.
 Confuso, disperato
 lagrimava e fremea, quando... ah Zopiro,
65ecco il punto fatal! quando mi vidi
 del parto Tiridate
 a fronte comparir le note insegne.
 Le vidi, le conobbi e in un istante
 non fui più mio. Mi rammentai gli amori
70di Zenobia e di lui; pensai che allora
 l'avrei difesa invan; lei mi dipinsi
 fra le braccia al rival; tremai, m'intesi
 gelar le vene ed avvampar; perdei
 ogn'uso di ragion; non fui capace
75più di formar parole;
 fosca l'aria mi parve e doppio il sole.
 ZOPIRO
 E che facesti?
 RADAMISTO
                            Impetuoso, insano
 strinsi l'acciar. Della consorte in petto
 l'immersi, indi nel mio. Di vita priva
80nell'Arasse ella cadde, io su la riva.
 ZOPIRO
 Principessa infelice!
 RADAMISTO
                                        Io per mia pena
 al colpo sopravvissi. a' miei nemici
 mi celò la caduta. Al nuovo giorno
 pietosa man mi sollevò, mi trasse...
85Ma tu non m'odi e torbido nel volto
 pensi fra te! So che vuoi dir. Stupisci
 che mi sostenga il suol, che queste rupi
 non mi piombin sul capo. Ah son punito,
 è giusto il ciel. M'han consegnato i numi
90per castigo a me stesso, al mio crudele
 tardo rimorso.
 ZOPIRO
                              (A trucidar quest'empio
 non basto sol).
 RADAMISTO
                              So che aprir deggio il varco
 a quest'anima rea; ma pria vorrei
 trovar l'amata spoglia,
95darle tomba e morir. L'ombra insepolta
 erra per queste selve. Io me la veggo
 sempre sugli occhi, io non ho pace. Andiamo.
 Andiamo a ricercar... (Incamminandosi)
 ZOPIRO
                                          Ferma; che dici? (Arrestandosi)
 Circondano i nemici
100ogni contorno e il tentaresti invano.
 In questa valle ascoso
 resta e m'attendi; alla pietosa inchiesta
 io volerò.
 RADAMISTO
                    Sì caro amico e poi...
 ZOPIRO
 Non più, fidati a me. Da questo loco
105non dilungarti; io tornerò. Frattanto
 modera il tuo dolor, pensa a te stesso,
 quel volto obblia, non rammentar quel nome.
 RADAMISTO
 Oh dio, Zopiro, il vorrei far; ma come?
 
    Oh almen, qualor si perde
110parte del cor sì cara,
 la rimembranza amara
 se ne perdesse ancor.
 
    Ma quando è vano il pianto
 l'alma a prezzarla impara;
115ogni negletto vanto
 se ne conosce allor. (Parte)