Zenobia, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA IX
 
 TIRIDATE solo
 
 TIRIDATE
365Non so più dov'io sia. Sì strano è il caso
 che parmi di sognar. Come s'accorda
 la tenerezza antica
 con quel rigor? M'odia Zenobia o m'ama?
 Se m'odia, a che mi salva?
370Se m'ama, a che mi fugge? Io d'ingannarmi
 quasi dubiterei; ma quel sembiante
 tanto impresso ho nell'alma... E non potrebbe
 esservi un'altra ninfa
 simile a lei? Di sì bell'opra forse
375s'invaghì, si compiacque
 e in due l'idea ne replicò natura.
 No; begli occhi amorosi,
 siete quei del mio ben. Voi sol potete
 que' tumulti ch'io sento
380risvegliarmi nel cor; non diè quest'alma
 tanto dominio in sugli affetti suoi,
 care luci adorate, altro che a voi.
 
    Vi conosco, amate stelle,
 a que' palpiti d'amore
385che svegliate nel mio sen.
 
    Non m'inganno; siete quelle;
 n'ho l'immagine nel core;
 né sareste così belle,
 se non foste del mio ben.
 
 Fine dell’atto primo