Siroe re di Persia, Napoli, Vocola, 1727

 SCENA PRIMA
 
 Parco reale.
 
 LAODICE, poi SIROE
 
 LAODICE
 Che funesto piacere
 è mai quel di vendetta!
 Figurata diletta
 ma lascia conseguita il pentimento.
600Lo so ben io che sento
 del periglio di Siroe in mezzo al core
 il rimorso e l'orrore.
 SIROE
                                        Alfin Laodice
 sei vendicata; a me soffrir conviene
 la pena del tuo fallo.
 LAODICE
                                       Amato prence
605così confusa io sono
 che non ho cor di favellarti.
 SIROE
                                                    Avesti
 però cor d'accusarmi.
 LAODICE
                                          Un cieco sdegno,
 figlio del tuo disprezzo
 persuase l'accusa. Ah tu perdona,
610perdona o Siroe un violento amore.
 Mi punisce abbastanza il mio dolore.
 Non soffrirai de la menzogna il danno.
 Io scoprirò l'inganno.
 Saprà Cosroe ch'io fui...
 SIROE
                                              La tua ruina
615non fa la mia salvezza. Anche innocente
 di questa colpa, io di più grave errore
 già son creduto autor. Taci, potrebbe
 destar la tua pietà nuovi sospetti
 d'amorosa fra noi
620segreta intelligenza.
 LAODICE
                                       E quale ammenda
 può farmi meritare il tuo perdono?
 Tu me l'addita; a quanto
 prescriver mi vorrai pronta son io.
 Ma poi scordati o caro il fallo mio.
 SIROE
625Più nol rammento e se ti par che sia
 la sofferenza mia di premio degna,
 più non amarmi.
 LAODICE
                                  Oh dio, come potrei
 lasciar sì dolci affetti in abbandono?
 SIROE
 Questo da te domando unico dono.
 LAODICE
 
630   Mi lagnerò tacendo
 del mio destino avaro
 ma ch'io non t'ami, o caro,
 non lo sperar da me.
 
    Crudele in che t'offendo
635se resta a questo petto
 il misero diletto
 di sospirar per te? (Parte)