Zenobia, Torino, Reale, 1757

 SCENA III
 
 ZENOBIA e TIRIDATE nella capanna
 
 ZENOBIA
 Povero cor, t'intendo; or che siam soli,
 la libertà vorresti
 di poterti lagnar. No, le querele
 effetto son di debolezza. Io temo
480più che l'altrui giudizio
 quel di me stessa; ed in segreto ancora
 m'arrossirei d'esser men forte. Ah voi
 che inspirate a quest'alma
 tanta virtù, non l'esponete, o numi,
485al secondo cimento. A farne prova
 basti un trionfo. A Tiridate innanzi
 mai più non mi guidate. E con qual fronte
 dirgli che d'altri io son? Contro il mio sposo
 temerei d'irritarlo; il suo dolore
490vacillar mi farebbe... Ah se tornasse
 quindi a passar! Fuggasi il rischio. Asilo
 mi sia questa capanna. Aimè! Chi mai
 veggo... O il timor, che ho nella mente impresso,
 mi finge... Oh stelle! È Tiridate istesso.
 TIRIDATE
495Senti. Or mi fuggi invan; dovunque andrai,
 al tuo fianco sarò. (Volendo seguirla)
 ZENOBIA
                                    Ferma. Ti sento.
 TIRIDATE
 Ah Zenobia, Zenobia!
 ZENOBIA
                                          Ecco il cimento.
 TIRIDATE
 Sei tu? Son io? Così mi accogli? È questo,
 principessa adorata, il dolce istante
500che tanto sospirai? Sol di due lune
 il brevissimo giro
 a cangiarti bastò? Che freddo è quello,
 che composto sembiante? Ah chi l'usate
 tenerezze m'invola?
505È sdegno? È infedeltà? No, di sì nera
 taccia non sei capace. Io so per prova
 il tuo bel cor qual sia;
 conosco, anima mia...
 ZENOBIA
 Signor, già che m'astringi
510teco a restar questi momenti, almeno
 non si spendano invan.
 TIRIDATE
                                             Dunque ti spiace...
 ZENOBIA
 Sì, mi spiace esser teco. Odimi e dammi
 prove di tua virtù.
 TIRIDATE
                                    Tremo.
 ZENOBIA
                                                    I legami
 de' reali imenei per man del fato
515si compongono in ciel. Da' voti nostri
 non dipende la scelta. Io, se le stelle
 m'avesser di me stessa
 conceduto l'arbitrio, in Tiridate
 sol trovato averei
520chi rendesse felici i giorni miei.
 Ma questo esser non può. Da te per sempre
 mi divide il destin. Piega la fronte
 al decreto fatal. Vattene in pace
 ed in pace mi lascia. Agli occhi miei
525non offrirti mai più. Sì gran periglio
 alla nostra virtù, prence, si tolga.
 Questa già ci legò; questa ci sciolga.
 TIRIDATE
 Assistetemi, o dei. Dunque io non deggio
 mai più sperar...
 ZENOBIA
                                  Che più sperar non hai.
 TIRIDATE
530Ma perché? Ma chi mai
 t'invola a me? Qual fallo mio...
 ZENOBIA
                                                          Non giova
 questo esame penoso
 che a sollevar gli affetti nostri; e noi
 soggiogargli dobbiamo. Addio. Già troppo
535mi trattenni con te. Non è tua colpa
 la cagion che ne parte o colpa mia.
 Questo ti basti e non cercar qual sia.
 TIRIDATE
 Barbara! E puoi con tanta
 tranquillità parlar così? Non sai
540che 'l mio ben, la mia pace,
 la mia vita sei tu, che, s'io ti perdo,
 tutto manca per me, che non ebb'io
 altro oggetto finor...
 ZENOBIA
                                       Principe, addio. (Vuol partire)
 TIRIDATE
 Ma spiegami...
 ZENOBIA
                              Non posso.
 TIRIDATE
545Ascoltami.
 ZENOBIA
                       Non deggio.
 TIRIDATE
                                               Odiarmi tanto!
 Fuggir dagli occhi miei!
 ZENOBIA
 Ah signor, se t'odiassi, io resterei.
 Temo la tua presenza; ella è nemica
 del mio dover. La mia ragione è forte;
550ma il tuo merito è grande. Ei basta almeno
 a lacerarmi il core,
 se non basta a sedurlo. Oh dio! Nol vedi
 che innanzi a te... che rammentando... Ah parti.
 Troppo direi. Rispetta
555la mia, la tua virtù. Sì; te ne priego
 per tutto ciò che hai di più caro in terra
 o di più sacro in ciel, per quell'istesso
 tenero amor che ci legò, per quella
 bell'alma che hai nel sen, per questo pianto
560che mi sforzi a versar, lasciami, fuggi,
 evitami, signore.
 TIRIDATE
                                  E non degg'io
 rivederti mai più?
 ZENOBIA
                                     No, se la pace,
 no, se la gloria mia, prence, t'è cara.
 TIRIDATE
 Oh barbara sentenza! Oh legge amara!
 ZENOBIA
 
565   Va'; ti consola, addio;
 e da me lungi almeno
 vivi più lieti dì.
 
 TIRIDATE
 
    Come! Tiranna! Oh dio!
 Strappami il cor dal seno
570ma non mi dir così.
 
 ZENOBIA
 
    L'alma gelar mi sento.
 
 TIRIDATE
 
 Sento mancarmi il cor.
 
 A DUE
 
    Oh che fatal momento!
 Che sfortunato amor!
 
575   Questo è morir d'affanno;
 né que' felici il sanno
 che sì penoso stato
 non han provato ancor. (Partono. Prima che termini il duetto comparisce Zopiro in lontano e s’arresta ad osservar Zenobia e Tiridate che partono poi senza vederlo)