Zenobia, Torino, Reale, 1757

 SCENA VI
 
 TIRIDATE, poi MITRANE
 
 TIRIDATE
 Non intendo Zenobia e non intendo
990ormai quasi me stesso. Ella mi scaccia
 e perché non vuol dirmi. Offeso io sono
 e con lei non mi sdegno e non ardisco
 di crederla infedel. Suona in que' labbri,
 in quelle ciglia un non so che risplende
995che rigetta ogni accusa e lei difende.
 MITRANE
 Signor, liete novelle; è Radamisto
 tuo prigionier.
 TIRIDATE
                              Dove il giungesti?
 MITRANE
                                                                 Ei venne
 per sé stesso a' tuoi lacci.
 TIRIDATE
                                                E come?
 MITRANE
                                                                  Appresso
 a un guerrier fuggitivo entrò l'audace
1000fin dentro alle tue tende. Incontro a mille
 invano opposte spade
 dell'orrenda ira sua cercò l'oggetto,
 lo vide, il giunse e gli trafisse il petto.
 TIRIDATE
 Che ardir!
 MITRANE
                       Tutto non dissi. Uscir dal vallo
1005sperò di nuovo e l'intraprese e forse
 conseguito l'avria; ma rotto il ferro
 l'abbandonò nel maggior uopo. E pure
 benché d'armati e d'armi
 cresca contro di lui l'infesta piena,
1010egli è solo ed inerme e cede appena.
 TIRIDATE
 Un di que' due che or ora
 qui rimirai l'empio sarà.