Zenobia, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA ULTIMA
 
 EGLE, poi RADAMISTO con MITRANE, e detti
 
 EGLE
 Lascia, amata germana,
 lascia che a questo seno...
 ZENOBIA
                                                 Egle, che dici?
1215Quai sogni?
 EGLE
                         Egle non più; la tua perduta
 Arsinoe io son. Questa vermiglia osserva
 nota che porta al manco braccio impressa
 ciascun di nostra stirpe.
 ZENOBIA
                                              È vero!
 TIRIDATE
                                                              Oh stelle!
 ZENOBIA
 Quante gioie in un punto! E donde il sai?
 EGLE
1220Da quel pastor che padre
 credei finora. Ei da' ribelli armeni,
 già corre il quarto lustro,
 m'ebbe bambina e per soverchio amore
 più non mi rese. Or di Zenobia i casi
1225sente narrar; sa che tu sei; né il seppe
 da me; ti serbai fede; o l'abbian mosso
 le tue sventure o che al suo fin vicino
 voglia rendermi il tolto
 onor de' miei natali, a sé mi chiama,
1230tutta la sorte mia
 lagrimando mi svela e a te m'invia.
 ZENOBIA
 Ben ti conobbi in volto
 l'alma real.
 RADAMISTO
                        Deh Tiridate...
 TIRIDATE
                                                     Ah vieni,
 vieni, o signore. Ecco, Zenobia, il tanto
1235tuo cercato consorte; io te lo rendo.
 RADAMISTO
 Perdono, o sposa.
 ZENOBIA
                                   E di qual fallo?
 RADAMISTO
                                                                 Oh dio!
 Il mio furor geloso...
 ZENOBIA
                                        Il tuo furore
 per eccesso d'amor ti nacque in petto;
 la cagion mi ricordo e non l'effetto.
 TIRIDATE
1240Oh virtù sovrumana!
 ZENOBIA
 Principe, una germana il ciel mi rende (A Tiridate)
 a cui deggio la vita; esserle grata
 vorrei; so che t'adora; ah quella mano,
 che doveva esser mia,
1245diasi a mia voglia almen; d'Arsinoe or sia.
 TIRIDATE
 Prendila, principessa. Ogni tuo cenno,
 Zenobia, adoro.
 EGLE
                                Oh fortunato istante!
 RADAMISTO
 Oh fida sposa!
 ZENOBIA
                              Oh generoso amante!
 CORO
 
    È menzogna il dir che amore
1250tutto vinca e sia tiranno
 della nostra libertà;
 
    degli amanti è folle inganno
 che, scusando il proprio errore,
 lo chiamar necessità.