L’Ipermestra, Vienna, van Ghelen, 1744

 SCENA IX
 
 LINCEO e detti
 
 DANAO
 Ad un sì dolce invito (A Linceo)
 vien sì pigro Linceo? Tanto s'affretta
300a meritar mercede,
 sì poco a conseguirla?
 LINCEO
                                          I mei sudori,
 le cure mie, la servitù costante,
 tutto il sangue ch'io sparsi
 sotto i vessilli tuoi, della mercede
305signor ch'oggi mi dai degni non sono;
 sol corrisponde al donatore il dono.
 DANAO
 (Doppio parlar!)
 LINCEO
                                  (Par che mirarmi oh dio
 sdegni Ipermestra).
 IPERMESTRA
                                        (Ah che tormento è il mio!)
 DANAO
 Io sperai di vederti
310oggi più lieto o prence.
 LINCEO
                                            Anch'io sperai...
 Ma... poi...
 DANAO
                       Perché sospiri?
 Qual disastro t'affligge?
 LINCEO
 Nol so.
 DANAO
                Come nol sai?
 LINCEO
                                            Signor...
 DANAO
                                                              Palesa
 l'affanno tuo. Voglio saper qual sia.
 LINCEO
315Ipermestra può dirlo in vece mia.
 IPERMESTRA
 Ma concedi ch'io parta. (A Danao)
 DANAO
 No; tempo è di parlar. Dirmi tu dei
 quel che tace Linceo.
 IPERMESTRA
                                         Ma... Padre... (Impaziente)
 DANAO
                                                                   Ah veggo
 quanto poco degg'io
320da una figlia sperar. Conosco ingrata...
 LINCEO
 Ah non sdegnarti seco
 signor per me; non merita Linceo
 d'Ipermestra il dolor. Da sé mi scacci,
 sdegni gli affetti miei, m'odi, mi fugga,
325mi riduca a morir, tutto per lei
 tutto voglio soffrir; ma non mi sento
 per vederla oltraggiar forze bastanti.
 IPERMESTRA
 (Che fido amor! Che sfortunati amanti!)
 DANAO
 Il dubitar che possa
330Ipermestra sdegnar gli affetti tuoi
 prence è folle pensiero.
 Non crederlo.
 LINCEO
                            Ah mio re purtroppo è vero.
 DANAO
 Non so veder per qual ragion dovrebbe
 cangiar così.
 LINCEO
                          Pur si cangiò.
 DANAO
                                                     Ne sai
335tu la cagion?
 LINCEO
                          Volesse il ciel. Mi scaccia
 senza dirmi perché. Questo è l'affanno
 ond'io gemo, ond'io smanio, ond'io deliro.
 IPERMESTRA
 (Mi fa pietà).
 DANAO
                            (Nulla ei scoprì; respiro).
 LINCEO
 Deh principessa amata
340se veder non mi vuoi
 disperato morir, dimmi qual sia
 almen la colpa mia.
 IPERMESTRA
                                      (Potessi in parte
 consolar l'infelice).
 DANAO
                                     (In lei pavento
 il troppo amor).
 LINCEO
                                Bella mia fiamma ascolta.
345Giuro a tutti gli dei,
 lo giuro a te che sei
 il mio nume maggior, nulla io commisi,
 colpa io non ho. Se volontario errai,
 voglio sugli occhi tuoi
350con questo istesso acciar, con questa destra
 voglio passarmi il cor.
 IPERMESTRA
                                           Prence... (A Linceo)
 DANAO
                                                             Ipermestra! (Temendo che parli)
 IPERMESTRA
 Oh dio!
 LINCEO
                  Parla.
 DANAO
                               Rammenta
 il tuo dover.
 IPERMESTRA
                         (Che crudeltà! Non posso
 né parlar né tacer).
 LINCEO
                                      Né m'è concesso
355di saper mia speranza...
 IPERMESTRA
 Ma qual è la costanza (Con impeto)
 che durar possa a questi assalti. Alfine
 non ho di sasso il petto; e s'io l'avessi
 al dolor che m'accora
360già sarebbe spezzato un sasso ancora.
 E che vi feci oh dei? Perché a mio danno
 insolite inventate
 sorti di pene! Ha il suo confin prescritto
 la virtù de' mortali. Astri tiranni
365o datemi più forza o meno affanni.
 DANAO
 Che smania intempestiva?
 LINCEO
 Qual ignoto dolor bella mia face?
 IPERMESTRA
 Ah lasciatemi in pace;
 ah da me che volete?
370Io mi sento morir; voi m'uccidete.
 
    Se pietà da voi non trovo
 al tiranno affanno mio,
 dove mai cercar poss'io,
 da chi mai sperar pietà?
 
375   Ah per me dell'empie sfere
 al tenor barbaro e nuovo,
 ogni tenero dovere
 si converte in crudeltà. (Parte)