L’Ipermestra, Vienna, van Ghelen, 1744

 SCENA II
 
 DANAO, IPERMESTRA
 
 IPERMESTRA
 Potrò pure una volta
 al mio padre, al mio re...
 DANAO
                                               Vieni; io mi deggio
 molto applaudir di tua costanza. Invero
465ne dimostrasti assai
 nell'accoglier Linceo.
 IPERMESTRA
                                         Signor se giova
 che tutto il sangue mio per te si versi,
 se i popoli soggetti,
 se la patria è in periglio e può salvarla
470il mio morir, vadasi all'ara; io stessa
 il colpo affretterò; non mi vedrai
 impallidir sino al momento estremo;
 ma se chiedi un delitto, è vero, io tremo.
 DANAO
 Eh di' che più del padre
475Linceo ti sta nel cor.
 IPERMESTRA
                                       Nol niego, io l'amo,
 l'approvasti, lo sai. Ma il tuo comando
 se ricuso eseguir, credimi, ho cura
 più di te che di lui. Linceo morendo
 termina con la vita ogni dolore;
480ma tu signor come vivrai, s'ei muore?
 Pieno del tuo delitto,
 lacerato, trafitto
 da' seguaci rimorsi, ove salvarti
 da lor non troverai. Gli uomini, i numi
485crederai tuoi nemici. Un nudo acciaro
 se balenar vedrai, già nelle vene
 ti parrà di sentirlo. In ogni nembo
 temerai che s'accenda
 il fulmine per te. Notti funeste
490succederanno sempre
 ai torbidi tuoi giorni. In odio a tutti,
 tutti odierai, sino all'estremo eccesso
 d'odiar la luce e d'abborir te stesso.
 Ah non sia vero; ah non stancarti o padre
495d'esser l'amor de' tuoi, l'onor del trono,
 l'asilo degli oppressi,
 lo spavento de' rei. Cangia per queste
 lagrime che a tuo pro verso dal ciglio,
 amato genitor, cangia consiglio.
 DANAO
500(Qual contrasto a quei detti
 sento nel cor! Temo Linceo; vorrei
 conservarmi innocente).
 IPERMESTRA
                                               (Ei pensa. Ah forse
 la sua virtù destai. Numi clementi
 secondate quei moti).
 DANAO
                                           (È tardi. Io sono
505già reo nel mio pensiero). Odi Ipermestra,
 dicesti assai; ma il mio timor presente
 vince ogni tua ragion. Veggo in Linceo
 il carnefice mio. S'egli non muore
 pace io non ho.
 IPERMESTRA
                               Vano timor!
 DANAO
                                                        Da questo
510vano timor tu liberar mi dei.
 IPERMESTRA
 Né rifletti...
 DANAO
                         Io rifletto
 che ormai troppo resisti, e ch'io son stanco
 di sì lungo garrir. Compisci l'opra;
 io lo chiedo, io lo voglio.
 IPERMESTRA
                                              Ed io non posso
515volerlo o genitor.
 DANAO
                                  Nol puoi! D'un padre
 così rispetti il cenno?
 IPERMESTRA
                                          Io ne rispetto
 la gloria, la virtù.
 DANAO
                                  Temi sì poco
 lo sdegno del tuo re?
 IPERMESTRA
                                        Più del suo sdegno
 un fallo suo mi fa tremar.
 DANAO
                                                 Tue cure
520esser queste non denno.
 Ubbidisci.
 IPERMESTRA
                       Perdona; io sentirei
 nell'impiego inumano
 mancarmi il core, inrigidir la mano.
 DANAO
 Dunque al maggior bisogno
525m'abbandoni in tal guisa?
 IPERMESTRA
                                                  Ogn'altra prova...
 DANAO
 No no; già n'ebbi assai. Veggo di quanto
 son posposto a Linceo. Chi m'ha potuto
 disubbidir per lui, per lui tradirmi
 ancor potrebbe.
 IPERMESTRA
                                Io!
 DANAO
                                        Sì. Perciò ti vieto
530di vederlo mai più. Pensaci. Ogn'atto,
 ogni suo moto, ogni tuo passo, i vostri
 pensieri istessi a me saran palesi.
 Ei morrà, se l'ascolti. Udisti?
 IPERMESTRA
                                                       Intesi.
 DANAO
 
    Non hai cor per un'impresa
535che il mio bene a te consiglia;
 hai costanza, ingrata figlia,
 per vedermi palpitar.
 
    Proverai da un padre amante
 se diverso è un re severo;
540già che amor da te non spero,
 voglio farti almen tremar. (Parte)