L’Ipermestra, Venezia, Bettinelli, 1745

 SCENA X
 
 IPERMESTRA, DANAO in disparte, poi LINCEO
 
 IPERMESTRA
 V'è qualche nume in cielo
 che si muova a pietà? Che da me lunge
 guidando il prence... Ah son perduta. Ei giunge.
 LINCEO
685Alfin, lode agli dei, tutto è palese
 il mistero, Ipermestra. Intendo alfine
 tutti gli enigmi tuoi; de' nuovi amori
 tutta la storia io so. Sperasti invano
 di celarti da me.
 IPERMESTRA
                                 No. Teco mai
690celarmi io non pensai. So che t'è noto
 troppo il mio cor, che mi conosci appieno,
 che ingannar non ti puoi. (Capisse almeno!)
 LINCEO
 Purtroppo m'ingannai. Prima sconvolti
 gli ordini di natura avrei temuti
695che Ipermestra infedel. Tante promesse,
 giuramenti, sospiri,
 pegni di fé, teneri voti... Eh come,
 crudel, come potesti
 al tuo rossor pensando,
700pensando al mio martire,
 cangiarti, abbandonarmi e non morire?
 IPERMESTRA
 (Numi assistenza. Io non resisto).
 LINCEO
                                                                Ingrata!
 Bel cambio inver per tanto amor mi rendi,
 per tanta fé! Se fra' cimenti io sono,
705non penso a' rischi miei, penso che degno
 deggio farmi di te. Se qualche alloro
 m'ottiene il mio sudor, non volgo in mente
 che il mio n'andrà co' nomi illustri al paro,
 ma che a te vincitor torno più caro.
710Se a parte non ne sei,
 non v'è gioia per me; non chiamo affanno
 ciò che te non offende; ogni mia cura
 da te deriva e torna a te; non vivo,
 crudel, che per te sola; e tu frattanto
715t'accendi a nuove faci;
 sai ch'io morrò di pena e pure...
 IPERMESTRA
                                                            Ah taci; (Si trasporta)
 prence non più. Se d'un pensiero infido
 son rea... (S’arresta vedendo il padre)
 LINCEO
                     Perché t'arresti?
 IPERMESTRA
                                                     (Oh dio! L'uccido).
 LINCEO
 Siegui, termina almen.
 IPERMESTRA
                                             Se rea son io (Si ricompone)
720d'un infido pensier, da te non voglio
 tollerarne l'accusa. Assai dicesti,
 basta così. Parti Linceo.
 LINCEO
                                              T'affanna
 tanto la mia presenza?
 IPERMESTRA
 Più di quel che non credi, e d'un affanno
725che spiegarti non posso.
 LINCEO
                                              A questo segno
 dunque son io? Che tirannia! Mi lasci,
 non hai rossor, non ti difendi, abborri
 l'aspetto mio, non vuoi che a te m'appressi,
 giungi sino ad odiarmi e mel confessi?
 IPERMESTRA
730(Che morte!)
 LINCEO
                            Addio per sempre. Io non so come
 non mi tragga di senno il mio martire.
 Addio. (Partendo)
 IPERMESTRA
                 Dove, Linceo?
 LINCEO
                                             Dove? A morire.
 IPERMESTRA
 Ferma. (Oimè!)
 LINCEO
                                 Che vuoi dirmi?
 Che ho perduto il tuo cor? Ch'io son l'oggetto
735dell'odio tuo? L'intesi già, lo vedo,
 lo conosco, lo so. Voglio appagarti,
 perciò parto da te. (Come sopra)
 IPERMESTRA
                                     Senti e poi parti.
 LINCEO
 E ben, che brami?
 IPERMESTRA
                                     Io non pretendo... (Oh dio!
 Mi mancano i respiri). Io la tua morte
740non pretendo, non chiedo. Anzi t'impongo
 che tu viva Linceo.
 LINCEO
                                     Tu vuoi ch'io viva?
 IPERMESTRA
 Sì.
 LINCEO
         Ma perché?
 IPERMESTRA
                                 Perché se mori... Ah parti,
 non tormentarmi più.
 LINCEO
                                           Che vuol dir mai
 cotesta smania tua? Direbbe forse
745che il mio stato infelice...
 IPERMESTRA
 Dice sol che tu viva; altro non dice.
 LINCEO
 Ma, giusti dei! tu vuoi che viva e vuoi
 dal cor, dagli occhi tuoi ch'io vada in bando!
 Ma che deggio pensar?
 IPERMESTRA
                                             Ch'io tel comando.
 LINCEO
 
750   Ah se di te mi privi,
 ah per chi mai vivrò?
 
 IPERMESTRA
 
    Lasciami in pace e vivi,
 altro da te non vuo'.
 
 LINCEO
 
    Ma qual destin tiranno...
 
 IPERMESTRA
 
755Parti, nol posso dir.
 
 A DUE
 
    Questo è morir d'affanno
 senza poter morir.
 
 A DUE
 
    Deh serenate alfine (Ciascun da sé)
 barbare stelle i rai;
760ho già sofferto ormai
 quanto si può soffrir. (Partono)
 
 Fine dell’atto secondo